La Capitana e la baia maledetta

La Capitana era una donna dalla bellezza non comune, dalla quale, secondo una leggenda, ha ereditato il nome la baia di Quartu S. Elena, denominata anche il golfo maledetto, in quanto, perdeva la vita che ci andava alla ricerca di un tesoro nascosto.
Il periodo storico è la metà del 1500 e in quel luogo sorgeva un villaggio, che si sostentava con la pastorizia e con la pesca.
La Capitana, forte ed affidabile, rispettata come una sovrana, aveva il pieno controllo sociale ed economico del piccolo agglomerato urbano.
I pirati, all’epoca, erano soliti saccheggiare le terre sulle quali approdavano, per poi ritornare in mare.
Il golfo sardo non fu risparmiato e la bellissima donna, sottratta al suo popolo, fatta prigioniera.
Le sue qualità, non solo fisiche, le risparmiarono la schiavitù, concedendole la possibilità di andare in sposa al Capitano della nave, innamoratosi perdutamente di lei.
Il loro legame, nel tempo, divenne talmente sincero e profondo da resistere ai lunghi periodi di distacco, durante i quali l’uomo si spostava alla ricerca di luoghi da “ripulire”.
Tutti i suoi averi, oro, monete, preziosi, oggetti di culto ecc., accumulati durante le razzie, racchiusi in un forziere, vennero sepolti nel paese, pare, protetti da una enorme “musca macedda”, una mosca di dimensioni tali da possedere la forza per uccidere un uomo.
La sorte, fino ad allora benevola, gli voltò le spalle all’improvviso, durante una tempesta notturna, tanto violenta da far colare a picco il veliero.
Il suo ultimo pensiero andò all’amata, che lo aveva sempre atteso sugli scogli e che avrebbe finito per farlo invano.
Nelle notti burrascose, quando le acque s’infrangono con violenza sulle rocce, il vento trasporta ancora il pianto dell’anima della ragazza che continua ad aspettarlo.
Serena notte …
– Carla –