Siamo arrivati, più o meno, al presente …
“Ciò che non posso arginare, assecondo!” è diventata la mia filosofia di vita, vivo con serenità l’indefinibile, accettando anche il manifestarsi di cose materiali (e non sempre sono sola, quindi ho testimoni della totale assenza di follia) che ritengo tenerezze che giungono da lontano.
Un gesto che ho nel cuore, al momento, è la sensazione (inizialmente pensai a suggestione) di una mano che mi accarezza i capelli, con amore quasi paterno, mentre piango, pressata da un dolore che sembra volermi strappare l’anima e, subito dopo, il vedere una ciocca di capelli, che ciondola dalla fronte, venire sollevata e tirata indietro.
Chiaramente, so a chi appartiene quella mano e il significato di quel gesto, fatto tante volte quando in quella meraviglia umana pulsava la vita.
Non sono una strega, le streghe sono altre, e il mio timore di Dio, mi spinse a chiedere a quel Parroco se, inconsapevolmente, fossi ostaggio del male vestito di bene.
“In sa domu prena de su Signori, su Dimoniu non agattara lettu!” (Nella casa-animo- piena di Dio, il Demonio non trova un letto!) fu la sua risposta!
Effettivamente, se mi guardo indietro, le palate di letame non le ho mai tirate, sono entrata nella vita di chiunque con garbo e, se ho potuto, mi sono prodigata per portare sostegno e Amore.
Se ho sbagliato, non l’ho pianificato a tavolino e non ne sono cosciente!
A questo punto del lunghissimo monologo, iniziato giorni fa, due domandine uno se le fa, no?
Ha un nome tutto questo?
Da dove arriva?
Sono schegge impazzite che piovono da un passato lontano, che ricorda la memoria dell’anima?
Se così fosse, si spiegherebbero piccole cose che ho scoperto di saper fare, così, di punto in bianco, “nozioni” mai apprese che conosco, luoghi descritti prima di vederli.
Ed ecco che si riaffaccia Omm Sety, la donna vissuta due volte e, forse, più!
Se, come lei, come tanti altri (youtube pullula di testimonianze verificate), ripetessi una vita precedente?
Fermi, fermi …
Volo di fantasia?
Allora come posso spiegarmi, durante una visita nella piccolissima tomba di un Visir egiziano, poco noto (non ricordo il nome preciso, dovrei guardare dietro la foto che scattai), la descrizione, particolareggiata, fatta ad una ragazza del gruppo, di una scena amorosa, su una parete interna, mai vista da nessuna parte?
Come si spiega l’essere stata attratta da un libro sui tarocchi (avrei volevo scriverci un racconto), l’aver trovato gli arcani maggiori in allegato e, senza aver sfogliato una pagina, saper descrivere al top il significato di ogni carta?
La prova del 9 è arrivata quando mi sono fatta lasciare un mazzo da 78 (spero di aver azzeccato il numero) e conoscevo anche tutte le altre!
Quando mai ho letto carte?
Quando mai mi è stato insegnato?
Non so fare nessun gioco di carte e mi fanno schifo!!!
Ma la regina di tutte le anomalie è la paura dell’acqua.
Se mi si propone un corso di nuoto, divento aggressiva in modo esagerato, se mi si deride rispondo con toni non miei ma da portuale, il tutto perché se l’acqua supera l’altezza dei polmoni, quando sto in piedi, vivo un incubo vero, vivo la morte.
Non scherzo, non auguro a nessuno di vivere quei minuti … la vita che ti abbandona per annegamento.
Per scrupolo, ad un mio amico medico, chiesi cosa accede, fisicamente, a chi muore annegato, ritrovando tutti gli step di quell’incubo.
Devo essere un uomo, suppongo prestante e che sa nuotare, inizialmente reggo e non mi dispero, poi arriva il panico, mi agito con le braccia verso l’alto, il cuore va a mille, il respiro accelera, mi brucia il petto, vedo la luce attraverso l’acqua, bevo, riemergo, vado sotto e bevo ancora, tossisco, sono terrorizzata e so che non rivedrò terra perché sto perdendo i sensi.
Per me non esiste mettere la testa sott’acqua, fare giochi con il contatto fisico, un getto d’acqua dritto in viso, nemmeno sotto la doccia.
Se vivo quei momenti non sono in me e arrivo a piangere come un bambino!
Ai tempi delle superiori, nel corso di una cena scolastica, una supplente di Economia raccontò del terrore delle scale, una paura che, nel scenderle, la paralizzava, facendola sentire malissimo.
Nel momento in cui il problema arrivò a rovinarle le giornate, decise di sottoporsi ad ipnosi regressiva, raccontando di una caduta mortale e dando dettagli anagrafici e di luoghi.
Conclusione?
Riuscì a trovare la casa e, dal nipote della donna, a sapere che aveva perso l’equilibrio nel toccare i primi gradini ed era morta sul colpo.
Ho aperto questo lungo racconto con la frase – Complicato da spiegare … – e lo è, perché l’ignoto fa paura e imbastisce etichette, perché è difficile sperare che la vita non s’arresti, mai, in nessuno di noi.
Non sono nessuno, non ho super poteri, ho solo il sospetto di aver attraversato altre vite e di averne un ricordo annebbiato che si ripropone a tradimento.
Percepisco qualcosa?
Si, senza scadenze o appuntamenti, non posso e non voglio fare domande, qualsiasi cosa sia non è a mio uso e consumo e, posto che lo potesse essere, non lo sarebbe per mia volontà.
La mia esistenza è sempre stata affidata alle mani di Dio, a lui domando e a lui rispondo, se poi arriva una “mail” carina per qualcuno, apro la posta, leggo e riporto.
Siamo umani e un “tutto andrà bene”, una sorpresa d’amore o un “guarda dove metti i piedi” non confezionano reati.
Tutti abbiamo le orecchie del cuore, basta non farsi distrarre dal frastuono e ascoltare …
Buon pomeriggio …
– Carla –
Archivio mensile:luglio 2020
Complicato da spiegare …2 di 3
Sono una donna adulta e sto vivendo un periodo terribile, la Fede è la mia arma più grande e scandisce le giornate, alla fine delle quali non perdo un rosario collettivo, converso con Dio davanti al Tabernacolo e partecipo a Messa.
Il Signore è un anestetico potente e senza controindicazioni, lentamente cauterizza le ferite, soffro ma non morirò dissanguata.
È proprio durante una di quelle presenze in chiesa che il tutto rincomincia, senza che nemmeno me ne renda conto.
Una giovane donna prega, in ginocchio, ha gli occhi rivolti a Maria, muove le labbra ma non sento le parole.
Sono lei, in testa corrono pensieri tremendi, l’immagine di un bimbo, un dolore che sembra una morsa stretta da mani invisibili.
Non penso a ciò che faccio, mi frugo in tasca, prendo il mio rosario (me l’ha regalato una suora e per me è prezioso, anche se è di legno malandato) e vado verso di lei.
Le prendo la mano, le apro il pugno e dopo averlo posato lo richiudo, le sorrido e le dico – Stai tranquilla, andrà tutto bene, tienilo tu, il tuo bambino ne ha bisogno! –
Mi guarda, incredula, non dice nulla ma lascia scivolare due lacrime enormi.
Due giorni dopo, il Parroco vuole parlarmi, la ragazza le ha raccontato l’accaduto e l’ha autorizzato a condividere con me la sua storia.
Il bimbo esiste, è malato, e quella donna si sente in colpa, crede che il figlio sconti i suoi errori.
Un gesto piccolo l’ha convinta a reagire, perché, per lei, la presenza dell’Altissimo si manifesta anche così.
Il mio animo è colmo di piaghe, decido di accettare quel che sarà e di seguire quelle sensazioni se serviranno a qualcuno, il pensare agli altri mi distoglie da me!
Rincominciano a presentarsi questa sorta di “anticipazioni”, come quando, anni prima, fermai il braccio di una mia vicina (tentava di avere figli da 20 anni e con ogni mezzo), dicendole di non bere quel bicchiere di prosecco perché era incinta (era di due settimane).
Sono tutte carine e positive, sono quasi contenta di essere considerata, come dice la mia amica, una Bruscia Rosa.
Passano i mesi, gli anni, continuo a camminare con questa bizzarra compagnia accanto, finché nel mio mondo non s’affaccia un nuovo enorme dispiacere.
Quel sentire, adesso, non parla solo per gli altri ma anche direttamente a me, lo ascolto e riesco a montare un mosaico sconcertante, fatto di dettagli inverosimili.
Seguo l’istinto e arrivo alla realtà, restando, veramente, di sale.
Racconta cose spiacevoli, anche per terzi, cosa mai accaduta, avverto, mentre continuo a vedere scenari senza sorrisi.
Per ben due volte metto a fuoco qualcosa di preciso, una casa scalcinata con le grate alle finestre, un tabacchino e di fondo il suono delle campane (mi ci vuole un’eternità per capire il luogo) e un volto.
Il secondo lo incontro quasi nell’immediato (ora lo incrocio quasi tutte le volte in cui vado a correre), è un ragazzo moro, dagli occhi scuri, altissimo e abbronzato.
Come nella “visione” mi guarda da lontano (lo guardo anch’io, perché lo riconosco e perché Dio ci ha fatti per apprezzare il bello), sorride a distanza ravvicinata e mi saluta.
È difficile da spiegare, mi capita di leggere pagine del giornale di domani, non posso scegliere la notizia, è casuale, non so mai di chi o cosa verrò a conoscenza.
Buona giornata …
– Carla –
Complicato da spiegare …1 di 3
Domenica, come faccio di solito, ho seguito Freedom (rete 4), il programma di Roberto Giacobbo che permette di esplorare il mondo senza uscire dalla porta di casa.
Alcuni di quei luoghi sarebbero impossibili da visitare anche stando sul posto, va sottolineato!
Uno dei servizi, che vi consiglio di andare a “recuperare”, parlava di Omm Sety, la reincarnazione di una Sacerdotessa di Iside.
Dorothy Eady nasce a Londra il 16 gennaio 1904 e a 3 anni, in seguito ad una caduta dalle scale, viene dichiarata morta per poi, inspiegabilmente, tornare in vita e iniziare a vivere esperienze che avranno, sempre, riscontri oggettivi.
Muore a El Araba El il 21 aprile 1981, accanto al suo popolo!
L’Egitto, la sua storia, fanno parte di me fin da quando ho iniziato a leggere, riuscire ad andarci, cercando di cogliere il massimo da quell’esperienza, ha riacutizzato tante sensazioni latenti e, forse, ha smorzato la paura di qualcosa di sconosciuto che, probabilmente, lascerò vivere allo stato brado, non sapendolo gestire.
Quanto voglio raccontare, sicuramente, per riuscire a capire qualcosa in più e, magari, imbattermi in qualcuno che ha vissuto o vive qualcosa di simile, lo dividerò in più giorni, per non uccidere di noia chi legge o mettere alla prova la sua pazienza.
Ma torniamo alla storia di Omm Sety e alle percezioni che prova chiunque si trova a dover gestire situazioni sulle quali non ha il controllo e che è conscio non siano partorite da una mente malata o suggestionata.
La mia vita è costellata di stranezze, di episodi che non so spiegare e che, in linea di massima, non mi hanno mai intimorita, pur non comprendendole (forse perché sono iniziate da bambina e pensavo fossero comuni a tutti), tranne la fobia dell’acqua, che spiegherò per ultima.
Da che ho memoria, tutto inizia a 11 anni, con la morte di mia nonna materna, che io guardo negli occhi pochi minuti prima del trapasso (muore mentre la caricano di peso in auto, tra le braccia di mia madre).
Sono nerissimi, sgranati, mi fissano pieni di paura, sono piccola, non so cosa sia la “fine” ma il cuore mi dice che la sto vedendo.
Vengo allontanata, trascinata via da una vicina di casa, mi sento spezzata in due e so che non la rivedrò più, nemmeno in un sonno apparente.
Mia nonna era dolce e protettiva, sapeva capirmi anche nei silenzi, quindi era conscia del mio terrore e del dolore che mi avrebbe lasciato.
La notte, sentivo il suo peso, da seduta sul letto, accanto ai miei piedi, vedevo il materasso pressato e, qualche volta, vaporosa e in penombra, lei che sorrideva, accarezzandomi le gambe.
È andata avanti per parecchio, finchè non ho accettato l’accaduto, pensando che dovevo essere felice per lei che era tornata tra le braccia del suo amato sposo.
Gli anni passano ed io dico o faccio cose che riferiscono quel che non posso sapere, smaschero tradimenti, oggetti vengono ritrovati, inizio a realizzare che riesco ad attraversare chi soffre, anche se non lo conosco e lo vedo casualmente, come se migrassi dal mio animo al suo e leggessi una storia.
Sono impressionata, questa cosa non la freno, sta prendendo il sopravvento!
Sono molto giovane e con un’amica “inciampo” nella tavola ouija e nella scrittura guidata (per chi fosse curioso il post s’intitola Gianluca G), partecipo ad una seduta spiritica, gestita da un amico medium (coetaneo) e qui decido di stroncare e zittire qualsiasi cosa mi arrivi.
Dalla pancia del mio amico esce una voce, lui non muove le labbra.
Ventriloquo?
Non lo è, ma avrei dubitato se non avessi riconosciuto quella di una persona venuta a mancare tempo prima.
La testa è voltata dalla mia parte, non sbatte le ciglia e ironizza su cose solo nostre, piange perché ci vede disperati, conferma di stare bene, finalmente, e mi detta un numero di telefono perché vorrebbe facessi qualcosa che non può più fare.
Quel numero risulta essere di una persona con cui ha degli insoluti affettivi.
Tutto s’interrompe per un numero considerevole di anni!
Buonanotte …
– Carla –
Se le cose stanno così, rallento e mi fermo!
… ragazze, mi rincorresse lui, Madre di Dio perdonami, rallenterei la corsa e mi lascerei acciuffare!!!
I sogni non si negano, nemmeno, ad una over 50 e per la bellezza fisica di Adam Levine e Marco Mengoni alzo la paletta con un “10”, come a “Ballando con le Stelle” (si chiama così il programma di Milly Carlucci?).
Buon Pomeriggio, a stasera per la lettura dei vostri blog!
– Carla –
Io & Coccolino
Ieri, dopo uno scambio di commenti, sotto un post di quell’antipatico e magro di Sephiroth, mi sono soffermata a ragionare, con un sorrisino beffardo sotto i baffi (ebbene SI, la mascherina mi concede di non disturbare il furetto che staziona sotto il mio naso, di non “scalparlo”), sulla sua frase “Non ti starai ammorbidendo?”.
Oggi, al massimo, sono morbida di “frollato” e meno di quella bontà-fessa che la vita mi ha dato in dotazione alla nascita.
Dico, io, non poteva darmi uno stacco di coscia che fa fermare il traffico e l’intelligenza di Rita Levi Montalcini?
Eh, NO, troppo facile, meglio un bel secchiello con cui pescare dall’anima e dare, dare e dare …
La carrucola che cigolava nel pozzo di Montale, qualcuno se ne è già reso conto, altri ci metteranno un po’, l’ho schiaffata in cantina, il secchio non cala!
L’acqua sale alla luce se paghi dazio, mentre “sussurro”, perché non si strilla mai, il fegato va tenuto intero, – Se non sai giocare, le regole del gioco le detto io! –
Regole semplici, a dire il vero è una sola, rispettare il “cancello ed evito”!
I sassi tenuti nelle scarpe fanno male, non si sorride con le chiappe adagiate su un cactus dagli aculei spessi e non si va da nessuna parte con lo “strizzone” in corso o la comunione del 1982 che ti si “ripropone” (perché le condizioni “NO” a me fanno venire, davvero, mal di pancia e di stomaco).
Non la afferri alla prima?
Eh vabbè, lascio correre e mi scanso, dilatando le distanze.
Non la afferri alla seconda?
Continuo a non scompormi, aumento il distacco e fingo di non capire.
Non la becchi alla terza e persisti?
La tolleranza va in vacanza, perdindirindina (quanto volevo dirlo!), ti spingo all’angolo del ring e quando arrivo a tanto so di poterti imbalsamare.
Un bagno nel “coccolino” lo faccio solo se sono sicura che il “profumo di primavera” non viene ucciso, al volo, dal tanfo.
Dio mi chiede di essere cristiana e non scema!
Buonanotte …
– Carla –
Gli animali pensano?
L’ultimo video di Mick Odelli
mi ha ricordato in quante occasioni mi sono posta questa domanda e, senza tentennamenti, mi sono risposta … SI!
Ok, ok, amo i “diversamente umani”, ritenendoli più corretti, sensibili ed empatici di tanti, troppi, bipedi della mia specie, ma non per questo tendo ad umanizzarli per sentirli più simili a me.
Mi limito a constatare che quelli che hanno fatto parte della mia vita o lo fanno ancora, hanno mostrato e mostrano di utilizzare, sicuramente, meglio di taluni umani, il cervello.
Potrei fare esempi per ogni mio piccolo-gigante d’amore, rammentare episodi in cui il ragionamento era palese, come quando la dolcissima Mia ci evitò di morire uccise dai fumi della combustione e poi finire disintegrate dalle fiamme.
Non lo farò, mi limiterò a menzionare il mio primo gatto, Cirillo (il mico b/n), preso quando aveva ancora gli occhietti chiusi, nutrito con le attenzioni di una mamma gatta e vissuto (nel senso pieno della parola) dal 1997 al 2010.
Ciry pensava, ragionava e comunicava usando una quantità esagerata di versi, ciascuno ancorato ad un oggetto o un’emozione.
Se lo snobbavo faceva l’offeso e, dopo avermi guardata, voltava la testa, seguendomi con la coda dell’occhio, quasi a dirmi – Dai, chiedimi scusa! – e bastava una sola frase – Dammi un bacio d’amore … – per vedergli arricciare gli angoli della bocca e offrirmi il nasino in segno di pace.
M’invitava a giocare e, credetemi, non era solo in grado di portare il giocattolo che gli chiedevo, ma di identificare i colori delle 4 palline di gomma (rosso, blu, verde e giallo) e di arrivare con quella giusta.
Pensava, mostrava felicità o dolore, percepiva i miei stati d’animo e mi faceva da scudo se qualcuno usava un tono di voce poco affettuoso.
Distingueva i nomi dei cibi e dopo averglieli elencati, mostrava una preferenza, scortandomi ai fornelli per il carpaccio appena scottato, al frigorifero per la polpa di granchio o alla cesta che conteneva le bustine di umido o i croccantini (e qui la zampata era la scelta).
Sapeva che la notte era destinata al sonno e aspettava di sentire “Buonanotte” per mettersi a dormire.
Se scordavo di salutarlo, con un salto, accendeva la luce e al suono della parola magica, nella stessa maniera, la spegneva.
I nostri “Amici Speciali” pensano?
Ragionano?
Sono sensibili ed empatici?
Avete ancora dubbi?
Io non ne ho mai avuti!
Buonanotte a tutti …
– Carla –
Di che “segno” sei?
Di che segno sei?
Non è complicato rispondere, non lo è mai stato, i segni zodiacali sono 12, suddivisi in 4 categorie, Acqua, Terra, Aria e Fuoco.
Sicuri?
Sembra che per un errore, compiuto 3000 anni fa dai Babilonesi, sia stata esclusa una costellazione che si trova al centro della Via Lattea, non distante da Scorpione e Sagittario, “Ofiuco”.
I segni zodiacali, quindi, potrebbero essere 13 …
Ariete 19 aprile – 14 maggio
Toro 15 maggio – 21 giugno
Gemelli 22 giugno – 20 luglio
Cancro 21 luglio – 10 agosto
Leone 11 agosto – 16 settembre
Vergine 17 settembre – 31 ottobre
Bilancia 1 novembre – 23 novembre
Scorpione 24 novembre – 29 novembre
Ofiuco 30 novembre – 18 dicembre
Sagittario 19 dicembre – 20 gennaio
Capricorno 21 gennaio – 16 febbraio
Acquario 17 febbraio – 12 marzo
Pesci 13 marzo – 18 aprile
Il segno “intruso”, tra l’altro, non appartiene a nessuna delle categorie conosciute.
Allora, di che segno sei?
Il mio non sarebbe più lo stesso!
Serena notte …
– Carla –
Sogni d’oro
Sogni d’oro …
– Carla –
“Cuccioli” nell’Anima, si “ritorna” a scuola!
… e se domani ci “risvegliassimo” bambini o ragazzini?
Se alle 8.15 la campanella ci invitasse a varcare il portone della scuola?
Io ne sarei felice, non tanto per la strizza dell’interrogazione (sono sempre stata Lady Ansia) ma per la gioia di ritrovare tutti i compagni, l’amichetta del cuore e i bidelli, angeli custodi, capaci di insabbiare le ragazzate e di asciugare le lacrime.
Anna era la spugna di tutti i nostri drammi sentimentali!
Ma veniamo al dunque …
Ho scoperto che il tempo non mi ha resa esperta di geografia e scienze, facevo schifo e lo faccio ancora adesso e che Storia e Letteratura restano il mio primo e unico amore.
Volete mettervi alla prova?
Buon divertimento …
https://www.lasailunga.it/index.php
Un bacino sul naso, buonanotte …
– Carla –
Buonanotte
Stasera sono “lessa” (e non quella gnoccolona cosmica di Fernanda, ma bollita, sfatta, sbriciolata), la settimana da seduta su un cactus prosegue, nonostante mamma sia a casa ed esploda di felicità solo per lo stare accanto al marito, l’ansia non molla la presa.
Mi fa salire il crimine il sentire frasi tipo – … ma ha 88 anni! –
Quindi? Allora? Tu “sfiati”, sei inutile, ma non auspico la tua evaporazione, ehhhh daiiii!!!
Per fortuna l’empatia morta in alcuni, germoglia rigogliosa in altri …
Vado ad infilarmi sotto le lenzuola in compagnia di un uomo che adoro … Alberto Angela e I tre giorni di Pompei, lasciandovi con una canzone che mi fa stare bene da paura.
L’arcobaleno più vivo possa risplendere nella vostra vita …
Serena notte …
– Carla –
“Scirarindi su sonnu!!!”
Non è un’espressione masai e non sono impazzita …
È la frase che spari addosso ad un sardo, campidanese, quando è apparentemente in sé ma, in realtà, dorme: SVEGLIATI DAL SONNO!!!
A me è capitato oggi, al supermercato, e benché debba ammettere di avere un talento straordinario nell’imbottigliarmi in situazioni scomode, questa volta avevo solo una fretta indiavolata e di testa ci stavo tutta.
Il momento esatto in cui ho innescato la figura di “cacchina” non lo so, il coprotagonista ha avuto la delicatezza di sorvolare, ma ho idea di averla spalmata in 5/10 minuti, buoni, dei 20 trascorsi a girare tra le varie corsie.
Venendo al “succo”, mi sono impossessata del carrellino di uno sconosciuto, mettendo la mia spesa sulla sua, non notando, assolutamente, ciò che sotterravo, fino all’arrivo in cassa.
Qualcosa di strano, in realtà, l’avevo notata, Pollicino cresciuto che sembrava seguire mie molliche impalpabili, mollate lungo il tragitto, qualche sguardo lanciato a caso e risate trattenute.
– Una caccola affacciata, il cadeau di un piccione affettuoso, la faccia da panettoncino? Vabbè, chi se ne frega, se la facesse per bene una risata! – ho pensato, non indugiando, per darmi una mossa.
La cassa era a qualche metro da me ed ecco che arriva lui, mi guarda, si passa una mano tra i capelli e quasi ridendomi in faccia abbassa lo sguardo.
– Questo idiota ha problemi seri e con il manuale del bon ton ci si è pulito il lato b in camporella – è la sola cosa che mi passa per la testa, mentre poso gli acquisti sul rullo.
Fungi sott’olio? Marmellata di more? Lamette? Cerotti?
– Io non ho preso queste cose! – dico alla cassiera, che mi guarda come se fossi stata interdetta e sfuggita al controllo della famiglia.
Il tizio scoppia in una risata, contagiosa, che fa ridere tutti, porgendomi le mie cose, che ha sistemato, ordinatamente, in un angolo del carrello ritrovato al posto del suo.
– Ha portato in giro il mio carrello! –
– Non poteva fermarmi subito? – ribatto, scusandomi e scavando con i piedi la fossa dove vorrei nascondermi.
Ride ancora e prosegue – Credevo se ne sarebbe accorta, invece … –
Il – Pezzo d’imbecille! – me lo sono tenuta in tasca.
Lui è un cretino che si sollazza con fessate da bambino, ma io ho fatto la figura della stordita che ogni tot, amici e parenti, cercano a “Chi lo ha visto?”
Sto salendo in macchina e il tizio si avvicina, si presenta, si dispiace per avermi messa in imbarazzo e mi consegna il suo scontrino con scritto un numero di telefono e un nome.
Secondo voi lo chiamo?
Si è portato a spasso 2 confezioni, da 6, di carta igienica (va a ruba per i regalini di Amelie) e avrà pensato che ho l’intestino sfatto, ha rinvenuto un barattolone di nutella e quindi si sarà detto che è il solo incontro erotico della mia vita, ha visto una boccia di olio di mandorle per il corpo e, di conseguenza, ha chiara la scena di me che mi ungo come una foca, per non somigliare a Lucy la mummia, e ha realizzato che pure alle frollate piacciono i biscottini per lattanti.
Si parte male … sono credibile come il denaro del monopoli e attraente (e non sto parlando di carrozzeria, perché sono una Uno degli anni 80) come una delibera sulla tazza.
Aspetta, amore santo, che sono già evaporata …
Serena notte …
– Carla –
Aspettativa VS Realtà
Quando ti “stucchi” (in maniera maldestra) per affrontare lo specchio, in un momento NO, e offrirgli un sorriso …
Quando lo specchio lo vedi con la coda dell’occhio e non te ne frega nulla di come sei, esci di casa e corri in una strada lastricata di sorrisi …
Prendersi in giro, stasera, ci sta … sono felice …
Mamma, domani, dovrebbe tornare a casa!!!
Serena notte …
– Carla –
Mia Madre
Scriverò di getto e, probabilmente, non mi rileggerò prima di affacciarmi tra le pagine del blog, per il bisogno di scaricare le emozioni e smettere di sentire l’animo stretto in una morsa.
È una domenica d’afa indescrivibile, fuori, la sensazione di passeggiare su una graticola è tangibile e spinge a desiderare solamente due cose, stare tappati in casa (in penombra) o cercare refrigerio al mare (immersi, come una bustina di the, per tutto il tempo).
Ho optato per la prima, in ragione di una voglia inesistente di stare in diversa compagnia da quella familiare.
Da venerdì notte, per un malore improvviso, mamma è ricoverata (non menzionerò nulla sulla sua salute per rispetto della sua persona), niente di grave per un soggetto in salute, che non si tira dietro patologie con cui convivere (il cuore ballerino è quello a cui si aggancia la nostra preoccupazione), un po’ più pesante per lei, forte nello spirito ma fragile come un foglio di carta velina a livello fisico.
Il cuore è ok, le analisi, esclusa una leggera anemia (ci combatte da una vita e non si è mai trascurata), sono perfette, ma la paura resta per qualsiasi intervento, anche leggermente invasivo, che necessiti un minimo di sedazione.
Oggi le visite sono escluse, in precedenza l’ingresso è stato concesso ad un solo familiare (senza possibilità di turnazioni) per il rispetto di tutte le limitazioni imposte dal covid, e il saperla sola, senza vedere nessuno di noi mi stronca.
Il telefono le consente di chiamare mio padre tutte le volte che vuole, di rassicurarlo, perché il più grande dei suoi affanni è il suo amato vecchietto a cui non può dare una carezza, con cui non può mettersi a ridere per una battuta scambiata con i soli sguardi, per due palline di gelato condivise a merenda, per lo stringersi durante la notte.
Mia madre è la migliore delle madri, la donna che ha sfidato la sorte per avermi, che ha ringraziato Dio per l’arrivo di mia sorella e per un ultimo incidente di percorso, inatteso a 40 anni, che ha portato a casa un fratellino, una creatura che dopo un turno massacrante in ospedale ha sempre trovato il tempo per preparare un dolce o portare 3 bambini piccoli a scorrazzare all’aperto.
Mia madre è la più grande delle mogli, capace di “Ti Amo” che non pronunci nemmeno a 15 anni, quando bruci di amore, in grado di farsi dedicare poesie infinitamente belle da chi la adora dal lontano 1954 (lei ha ceduto ad un corteggiamento serrato a 22 anni, quando lui ne aveva 18, anche se, povero papà, la cotta cosmica iniziò 6 anni prima, quando entrambe frequentavano la casa dei loro fratelli, convolati a nozze).
Mamma è una donna amata, smisuratamente, da chiunque l’ha incontrata e ha il privilegio di godere della sua sincera amicizia, da chiunque ha ricevuto il suo conforto materiale o spirituale in un momento di bisogno, da chi l’ha vista gioire per la felicità del prossimo.
L’umiltà con cui si è spostata e si sposta lungo i sentieri della vita, la Fede profonda che muove ogni sua azione e bagna ogni suo pensiero, mi fa desiderare di poterle somigliare, anche solo un pochino, per sentirmi una bella persona.
In questo momento ho un solo desiderio, di riportarla a casa domani, di vederla baciare il suo amato e di stringerla, dolcemente, per sussurrarle quanto la amo.
– Carla –
Mamma
Serena notte …
– Carla –
Il vento …
Serena notte …
– Carla –
I lucchetti e le chiavi by Luca
https://langolinodellacultura.wordpress.com/2020/07/02/la-scrittura-i-lucchetti-e-le-chiavi/
Lo scricchiolio della vecchia sedia a dondolo, collocata in veranda, sulla quale si cullava, seguendo un ritmo lento e costante, conciliava il sonno.
Si sarebbe addormentato, guardando il sole nascondersi dietro la collina, con lo sguardo tinto di tramonto e i pensieri adagiati su sottili gradini di nuvole, se Jury non avesse iniziato ad abbaiare, con insistenza, correndo attorno al pozzo.
“Che cosa hai visto, rimbambito! Vieni qui …” gli disse, divertito, tornando alla realtà.
L’ostinazione del cane, intento a grattare sulla parete esterna, sconnessa da tempo, e il vederlo andare avanti e indietro, lo costrinsero ad alzarsi per raggiungerlo.
Non ebbe nemmeno il tempo di verificare cosa lo infastidisse tanto che, con una zampata più forte, erano venute giù due grosse pietre, lasciando un foro.
Nel prendere visione del danno, ripromettendosi di rimediare il giorno dopo, notò lo spuntare di un ciuffetto di Juta.
Stretto tra due dita, lo dirò a sé, lentamente, estraendo un lembo di tela, polverosa e maleodorante, dalla quale caddero, con un tonfo sordo, un mazzo di chiavi, strette in un rudimentale portachiavi, una stringa di pelle, sulla quale era inciso qualcosa di illeggibile.
4 chiavi, tre uguali tra loro, ossidate e, verosimilmente, datate.
Chi le aveva occultate in un luogo assurdo e, soprattutto, quando?
Il pozzo faceva parte di quel vecchio casale, acquistato rincorrendo un affare, il solo elemento a non aver subito modifiche strutturali o restauri, perché stupefacente testimone del passato.
Sfilata la chiave diversa, quella che aveva catturato la sua attenzione, e riposto il resto all’interno di una scatolina di legno, posata su un mobile all’ingresso, ripulita al meglio, la infilò in una tasca.
Desiderava mostrarla ad Eloisa, la sua ragazza, e donargliela, se l’avesse voluta, per arricchire una collezione di cianfrusaglie vecchie ed inutili.
Jury riprese ad abbaiare, questa volta per attirare l’attenzione del vicino di casa che, a quell’ora, portava fuori la sua cagnolina.
“Bella serata eh?” strillò l’anziano, salutandolo con un cenno di mano.
“Ciao Pietro, gran bella serata, SI!”.
Nel raggiungerlo, per scambiare le solite due parole, gli venne in mente di domandargli se aveva una vaga idea di quando quel pozzo fosse stato realizzato e chi fossero i proprietari dell’intero bene, prima della ragazza dalla quale lo aveva comprato.
Con sua grande sorpresa venne a conoscenza di una stranissima storia, una leggenda romantica che vedeva il padrone di casa, intorno alla metà dell’800, forgiare due chiavi identiche, a rappresentare l’amore indissolubile con sua moglie, i cui dentini, uniti, si sarebbero incastri come un puzzle.
Carolina e Luigi, così ricordava Pietro, avevano trascorso insieme 65 anni e si erano spenti a pochi giorni di distanza, l’uno dall’altra.
Amedeo, lontano da qualsiasi sfumatura sentimentale, sorrise, pensando che quel racconto fantasioso e quella chiave avrebbero avuto un valore importante solo per la sua ragazza.
“Amore, ti ho portato un regalino!” le disse, rovistando nelle tasche, mentre snocciolava brevemente la leggenda.
Eloisa restò senza parole …
“Ne possiedo una uguale!” sussurrò, mentre la indicava, appesa al collo di un vaso antico.
Luigi aveva ritrovato la sua Carolina, perché l’Amore è un dono … è lui a sceglierci!
Serena notte …
– Carla –
– Rincorri la fantasia! –
Qualche giorno fa, Luca, una “ricchezza” di WordPress, ha postato questa pagina
https://langolinodellacultura.wordpress.com/2020/07/02/la-scrittura-i-lucchetti-e-le-chiavi/
invitando, chi ne avesse avuto voglia, a dare ad un oggetto “particolare” il significato e la forza che si nascondono nel nostro essere o, comunque, nei nostri desideri.
Potevo non partecipare?
Ehhhhh NO!
Prima di scatenare la creatività, però, concedetemi di spendere qualche riga per il blogger che ha offerto questa simpatica sfida …
La grandezza umana la scopriamo dalle piccole cose, nei gesti e nelle parole che si muovono piano, attorno a noi, diffondendo un trambusto benefico e mai assordante, non imprimendo una direzione forzata.
Esistono animi votati al nulla, all’esistere nudo e crudo, senza storia e senza evoluzione, altri in cui è padrona di casa una cattiveria che non è mai figlia di un, umano e comprensibile, difendersi, ma di una costruzione del male, precisa, costante, che germoglia fiori sempre più nauseabondi e frutti velenosi.
Luca, come tante altre persone, del suo stesso spessore emotivo, è l’antitesi di tutto questo, un uomo cristallino che, senza averne reale coscienza, accende tanti piccoli lumini nel buio dei vicoli dei cuori, sicuro che il desiderio di Cristo, quello che lui ha seminato, illuminerà a giorno.
Luca, per me, è una guida, la Fede che si rinnova ogni giorno, la speranza e la consolazione quando cado, un umile strumento votato al vero Amore Fraterno.
– Grazie Luca, per essere “dono” in ogni tua pagina, per condurmi anche nel silenzio! –
Ed ora veniamo alla proposta del mio Fratello di Fede …
Curiosi?
Ehhhh … dovrete aspettare fino a domani, ci sto “pasticciando”!
Mettetevi in gioco anche voi …
Serena notte …
– Carla –
Anniversari
Anniversari di matrimonio (ed io aggiungerei di convivenza stabile che, al lato pratico, è lo stesso) … quante coppie sono tanto “abili” da poterli festeggiare, anno dopo anno?
L’Amore è un “lavoro”, a tutti gli effetti, occorre impegno “reciproco” che, come una tavolozza di colori variegati, prendi in mano e spalmi sulla vita dell’altro, mai alla rinfusa, desiderando che tutta quella bellezza alimenti una felicità a doppio senso di circolazione.
La realtà è che non tutti ne sono capaci e, non di rado, l’entusiasmo dell’inizio viaggio finisce col regalare un “trasportato” e un “mulo”!
Esclusi i più noti,
5° legno
10° alluminio
15° cristallo
20° porcellana
25°argento
30°perla
35° corallo
40° rubino
45° zaffiro
50° oro
55° smeraldo
60° diamante
65° pietra
70° titanio
75° platino
gli altri, quanti di voi li conoscono?
Se fosse una domanda da “Chi vuol essere milionario?” il mio “Lo accendiamo!” mi spedirebbe dritta a casa, con in tasca i soldini per una pizza da asporto.
Quale avete festeggiato?
Io mi sono fermata a quello di “Acero”
Vi lascio il link che riporta l’elenco completo
https://it.wikipedia.org/wiki/Anniversario_di_matrimonio
Buona serata …
– Carla –