Stanotte, complice l’insonnia, ho deciso di scrivere, per condividere più di un pensiero sull’affetto che, nutrito con il pane della sincerità, non si fa intimorire da nessun ostacolo.
Il bene scavalca, abbatte e prende a calci una “Corona” che non possiede un trono, per tendere braccia impalpabili e offrire carezze che, nel silenzio, con il solo sguardo sussurrano “Andrà tutto bene!”.
Dalle mie parti, fin da subito, l’isolamento è stato accolto responsabilmente, desertificando le zone abitate, imponendo un sonno surreale, confinando la vita tra le pareti domestiche, con il risultato che, per ora, tutto pare essere contenuto e sotto controllo.
La calma, si spera non solo apparente, stride con i numeri che scorrono altrove, con il peso della disperazione che per alcuni ha ucciso la speranza e che per altri è una potente signora alla quale chiedere clemenza.
Casa, la reclusione, che se hai fortuna diventa meno pressante quando hai “compagni di cella”, le idee che corrono sui binari della fantasia e il pensiero che rotola tra i ricordi e i sogni per il domani … se ti sarà concesso il domani!
Il sorriso della dirimpettaia che spalanca la finestra, le risate di un bambino che gioca con il fratellino, una voce lontana che, accompagnata dalla musica, canta una canzone che accenda la spensieratezza, piccoli segnali che il tempo non s’arresta e che altri, che non sempre conosci, ricalcano i tuoi stessi passi o tu i loro, guardando allo stesso traguardo, ad un’unica meta.
La tecnologia, e mai come adesso sia benedetta, accorcia le distanze emotive e chi è solo ha modo di mangiare, in compagnia, grazie ad una videochiamata, una pizza surgelata e bere un bicchiere di birra, di sorseggiare una tisana, prima di andare a dormire, di offrire e ricevere presenza e attenzioni.
Un messaggio, scritto o vocale, è conforto quando sai che chi ami sta fuori, nel caos, e con un coraggio d’ignota provenienza si espone.
È dura rilassarsi se non arrivano notizie dell’amica, di sempre, che indossa una divisa e si divide tra ufficio e strada, dall’infermiere in prima linea, entrambi in zone drammaticamente colpite.
Si scorre la rubrica e diventa vitale contattare chi, magari, non senti da settimane, si sorride per la notifica di un messaggio o una mail da parte di chi non t’aspettavi potesse riservarti un posto d’onore nel suo cuore.
Il “mostro” che ha dichiarato guerra alla vita, che s’aggira come un avvoltoio, che ghermisce le vesti di uno stuolo d’anime in lotta per impacchettargli la “sconfitta”, nel grondare crudeltà ha livellato l’umanità, non guarda in faccia a nessuno!!!
La sera, citata da Papa Francesco, in occasione dell’Indulgenza Plenaria Urbi et Orbi, caduta sui nostri giorni, finirà per scontrarsi con l’aurora, con le luci di un nuovo giorno che onori chi è “caduto” e renda più umano chi ha resistito.
Serena notte …
– Carla –