Stasera ho voglia di parlare d’Amore, quello vero, quello che, anche se non l’hai assaporato, ti commuove e tinge, per il tempo della narrazione, il cielo di rosa.
Siamo sul finire degli anni 50 e il tutto va in scena nel reparto (medicina, se non ricordo male) di un ospedale.
Mia madre e con lei tutti i componenti del personale, inconsapevolmente, si trasformano in spettatori e comparse, non riuscendo ad evitare di venire travolti dalla purezza che satura i due protagonisti.
Renzo e Lucia sono avanti negli anni, parecchio avanti, tanto che entrambi necessitano di cure mediche, impossibili da gestire a casa.
Sono affetti da una patologia particolare, la “vecchiaia”, che consuma il tempo e non ha antidoti per fermarla.
Lei è la meno in salute, con la glicemia che va sulle montagne russe, il cuore ballerino e la deambulazione compromessa, lui, nonostante gli acciacchi, per carattere, è più energico e l’aver perso la vista non lo scoraggia: i suoi occhi sono quelli della sua amata.
Si sono conosciuti da bambini, sono cresciuti all’ombra dell’amicizia e si sono innamorati, attraversando la vita in due, non riuscendo a coronare il desiderio di sentirsi chiamare “mamma e papà”, ma non per questo nella loro esistenza è mancata la gioia e quel senso di pienezza che solo la più sincera condivisione sa generare.
Non si sono mai separati, si sono addormentati e risvegliati vicini, ogni giorno, per questo motivo quella condizione, imposta per garantire il rispetto dell’intimità maschile e femminile, sembra essere insopportabile, l’anticamera di una morte rapida e sofferta.
Contravvenendo a qualsiasi regola, per riunirli, li collocano in due lettini singoli, avvicinati, in una cameretta tutta loro.
Chiunque passa si ferma, attratto dai piccoli gesti d’Amore, da due mani che non si slegano mai, dalle conversazioni portate avanti con toni pacati e affettuosi, dai sorrisi che esplodono in una risata.
Si coccolano, vivendo ogni attimo come fosse l’ultimo, la progettualità non esiste più ma solo i ricordi, il braciere che scalda le loro anime.
Renzo e Lucia, come i ragazzi de “I Promessi Sposi”, ma con un percorso, davvero, più fortunato, che corre verso il tramonto senza alcuna macchia.
È notte, lui dorme, tenendole una mano, in lei qualcosa non va …
All’alba la situazione precipita e Lucia viene spostata, giustificando quella decisione con esami da eseguire con attrezzature non trasportabili.
– Quando torna Lucia? –
– Come sta Lucia? – non smette di domandare Renzo, visibilmente angosciato.
– La stanno visitando, resti sereno, appena possibile la riporteranno … – gli rispondono, non riuscendo a rasserenarlo.
La giornata volge al termine, Lucia si è spenta, senza soffrire.
Dirlo al marito non sarà facile …
Nessuno l’ha messo al corrente di nulla, eppure, il suo cuore avverte il distacco, tanto che si confida con l’infermiera di turno
– Lucia non c’è più, è andata via senza aspettarmi! –
Il cuore di Renzo cessa di battere qualche ora più tardi, sorride e sembra dormire.
Non si sono mai separati … il loro Amore li ha riuniti, subito, e questa volta per sempre!
– Carla –