Non credo esista nulla di più affascinante dell’Egitto, di una terra che in quest’epoca dove si ha a disposizione anche la luna, è teatro di fame ed infinita disperazione, dove tutto sembra ruotare attorno alla figura del turista “spendaccione”.
Non appena la avverti sotto i piedi e ne respiri gli insoliti aromi, ti travolge invogliandoti a scoprirne i 3000 anni di storia, quelli sfogliati sui libri, a conoscerne usi e costumi marginalmente influenzati dalla cultura occidentale.
L’amore per una civiltà senza pari, nasce e cresce con la conoscenza, cogliendo il vero significato di riti religiosi che avevano lo scopo di esorcizzare la morte, intesa come il prolungamento della vita terrena, apprezzando la cura ed il rispetto per il corpo ormai inanimato, per una vita sociale da considerarsi evoluta, articolata in maniera ineccepibile.
Il museo del Cairo è una splendida vetrina, un corridoio immaginario che attraversa epoche e dinastie, partendo dall’Antico Regno (perché della precedente età, Tinita, non sono giunte a noi grandi documentazioni) fino al Nuovo Regno, mostrando quello che era il vivere dei Faraoni, delle loro compagne, dei Visir, del Medico, dello Scriba, del Soldato, dell’Artigiano o dell’umile Contadino.
È stupefacente poter osservare un letto, una sedia, un cofanetto per i gioielli, un semplice pettine o uno specchio, i “canopi” con all’interno ancora i resti estratti dal defunto prima della mummificazione, scrutare i papiri originali, esposti in apposite bacheche, omaggiare con lo sguardo una mummia: Ramses 2 mostra intatti i lineamenti del viso ed ha ancora i capelli!
La magnificenza dei periodi di massimo splendore è stata capace di viaggiare attraverso i secoli, di far pervenire ai giorni nostri “indicazioni” tali da ricostruire, esattamente, le componenti di un vivere che diversamente risulterebbe impenetrabile.
I laboratori dove si preparano i preziosi papiri, dipinti a mano da artisti per i quali la simbologia egizia non ha segreti, mostrano ai visitatori la preparazione della pregiata carta, ottenuta con la macerazione, nell’acqua, del gambo della pianta del papiro, successivamente diviso in grossi filamenti, sottoposti a compressione manuale e poi accostati in modo tale da formare dei fogli ed infine essiccati (i papiri a basso costo sono stampe su fogli ottenuti dal banano).
Stesso clima incantevole si respira entrando in una “industria” di profumi dove, seduti in accoglienti salottini, si possono testare le “essenze”, riprodotte analizzando i contenuti delle anforette da bagno rinvenute nelle tombe di Regine e Faraoni.
Annusare il profumo indossato da Nefertari, avvertire la stessa emozione che sentiva Ramses 2 quando l’aveva accanto, è un salto nel passato, un tuffo in un oceano di emozioni inesprimibili.
Nei Bazaar è possibile acquistare oggettistica che riproduce, fedelmente, ornamenti e simboli inconfondibili, quali lo “scarabeo”, l’amuleto legato alla resurrezione, mentre, nelle piccole oreficerie il “cartiglio” che conteneva i cinque nomi del Faraone, sul quale fare incidere, in geroglifico, il nostro.
L’Egitto è un mix, tra “antico” e “contemporaneo”, che inebria, ma per assaporarlo, fino in fondo, è necessario visitarlo!
– Carla –
NB: Questa pagina l’ho ripescata in un vecchio cd, risale al 2000, fu scritta e pubblicata in rete (usavo il nome Angelica) dopo un viaggio che mi è rimasto nell’anima e che vorrei poter ripetere (possibilmente in buona compagnia).