Madre Teresa

Avevo 21 anni quando, in una chiesa gremita, la vidi in carne ed ossa!
Un bocciolo sfiorito che, a stento, teneva uniti i petali che il tempo tentava di strapparle, capace di emanare il profumo di un amore che non si consuma nel suo correre verso l’infinito.
Madre Teresa, la donna che ha capovolto animi inespugnabili, ha segnato, benevolmente, anche il mio.
Una creatura piccola, indifesa, con la sola forza dell’amore, ha tenuto in mano il mondo.
Anche il solo sperare di ricalcare le sue orme, è mettere insieme un gruzzolo per acquistare un monolocale in paradiso.
Nessuno, proprio nessuno, è perfetto, lo racconta lo specchio dell’anima, quando ci chiede di incenerire ogni nostro difetto, eppure lei lo è stata.
Ha portato il bene negli angoli oscuri del mondo, ha accartocciato la paura della povertà, restituendo dignità ad ogni cuore amato da Cristo.
Agnes Gonxha Bonjaxhiu, il 26 agosto 1910, a Skopie, è nata Santa, lo è stata per una intera vita e lo è morta il 5 settembre 1997, a Calcutta.
– Carla –

Pubblicità

MI(h)A scelta!

MIA mi ha scelta e non il contrario …
Per chi ha passeggiato tra le scorse pagine è chiaro di chi sto parlando …
LEI
MI(h)A
Una miciona dal mantello piumoso, tricolore (bianco, beige e grigio/blu), denominato “calico diluito”, che caratterizza le femmine, di 12 anni e mezzo abbondanti.
Innamorarsi di lei è stato immediato, per le mille paure che la caratterizzano, per quel suo fidarsi solo di chi le trasmette sentimenti autentici e non le propina coccole di circostanza, per un’intelligenza che gronda da due occhioni color miele.
Mi è stato raccontato che, diversi anni fa, ha tentato di fare la paracadutista (scordando di non essere nata dotata di attrezzatura di lancio), cimentandosi in un volo dal 4° piano, restando sbriciolata in più punti, tra i più delicati la mandibola e le zampe.
Il visino è rimasto molto carino e l’unico ricordo che si porta appresso è un piedino leggermente ricurvo, che non le procura alcun problema.
Il 2018 per lei è stato l’anno in cui si è giocata un po’ di vite, uscendone miracolata!
Per un periodo interminabile ha avuto la glicemia intorno a 900, beveva come un’idrovora, urinava a fiumi (riducendo in poltiglia la sabbia della lettiera) e una diarrea persistente la torturava, sporcandole la parte inferire del corpo, ad ogni espulsione, data la postura plantigrade.
La massa muscolare non c’era più, il peso calava di decine di grammi in una giornata … si stava consumando!
L’angelo in camice bianco, che seguiva ogni sua piccola variazione, ipotizzò che opponesse resistenza all’insulina per animali, così, si tentò con quella umana …
5 unità ogni 12 ore, il darle solo secco per diabetici, ma soprattutto amarla, le hanno ridato una postura perfetta, le coscette non sono più prugne secche ma esibiscono bei muscoletti e la vitalità si fa strada.
Una gatta con una patologia non è facile da gestire, trascina in un limbo popolato d’ansia, costringe a fare i conti con un tempo che non sai quanto si potrà dilatare.
Lei ha vinto, affronta le giornate senza sentire addosso il suo male e sembra amare, ancora più intensamente, una mamma umana che non l’ha scelta, ma si è lasciata rapire dal suo amore.
Mia, di nome e nella realtà!!!
– Carla –

 

Ti devo la vita, Amore Mio

Oggi, all’alba, nel dormiveglia a cui, ormai, ho fatto l’abitudine, Mia è saltata sul letto (e non è sua abitudine), visibilmente agitata.
Con la zampina ha incominciato a toccarmi il braccio e, guardandomi negli occhi, a “parlare”, per poi scendere, non smettendo mai di voltarsi e di comunicare.
La cucina si stava saturando di fumo e, tempo di far scattare, manualmente, il contatore, le fiamme lo avvolgevano, lasciando colare la plastica fusa dal calore.
Le ho spente, ho spalancato tutte le finestre e subito dopo ho allertato i VV del Fuoco.
Il coraggio, ma soprattutto l’amore, di una gattina hanno impedito che me ne andassi, uccisa dal fumo ….
Io & Mia, una famiglia autentica!
– Carla –

Benedetta spensieratezza🙂

Sono rientrata da poco, sono stanca ma non ho sonno. Ho trascorso una bella serata in compagnia di un amico che non vedevo da moltissimo  e, dopo tanto, troppo tempo, mi sono scrollata di dosso qualsiasi pensiero. Benedetta spensieratezza! Mia è qui vicino a me e russa come un vecchio trattore, non mi manca altro.

Buonanotte

Stuprat-ori/ici d’anime

Si è portati a credere che la violenza si debba vedere ad occhio nudo, che il livido, una lacerazione, un’abrasione, una ferita che sanguina o una lesione scheletrica, identifichino il dolore.
In realtà la sofferenza arrecata all’io, a quella parte impalpabile dell’uomo, sulla quale non si può imprimere il segno di un’aggressione non è che faccia meno male o non essendoci in modo tangibile si dimentichi più in fretta.
Una frattura si salda, una ferita cicatrizza, l’alone violaceo scompare con una pomata specifica, la polvere in cui si tramuta il cuore, per quanto la si possa impastare, non lo farà tornare alle origini.
Fare dell’anima un bersaglio sul quale lanciare le freccette avvelenate dalla menzogna, utilizzarlo come un sacco da box per sfogare la rabbia repressa, attribuirgli lo stesso valore affettivo dello zerbino che decora l’uscio, aggredirlo e trascinarlo nell’oscuro vicolo del dolore per massacrarlo, ha la stessa pesantezza morale di un pestaggio fisico.
Alcune persone vestono una perfezione di carta pesta, un abito che si dissolverà alla prima pioggia di verità, lasciandole abbigliate di sola vergogna.
La violenza, qualunque sia la sua mira, è sempre violenza, non occorre malmenare o strappare la stoffa di troppo per fare del male, esiste chi stupra e uccide con i gesti e le parole.
– Carla –

 

 

C’era una volta …

C’era una volta un’emozione che, nel buio di una stanza vuota, per evitare di inciampare tra i pensieri, se ne stava rannicchiata in un angolo nascosto, ad osservare uno spicchio di luce che filtrava da una porta lasciata socchiusa.
Conosceva bene quel bagliore, lo aveva vissuto, attraversandolo con la leggerezza di chi sa che vederlo affievolirsi, di tanto in tanto, rappresenta la ciclicità della vita e non il rischio di una morte annunciata.
Lo aveva scandagliato, non senza paure, ma con quella giusta dose di fiducia, a tratti velata d’incoscienza, che accompagna la genuinità delle azioni governate dal cuore.
Tra le ombre e un silenzio che percuote più del rumore assordante, la sensazione di un’invisibilità, di un riparo sicuro, distante da qualsiasi scossone, le promettevano pace.
Per esistere e non erodersi, per regalare al cuore il ritmo di un battito normale, avrebbe dovuto sollevarsi sulle gambe e muoversi verso quella fonte di luce, afferrare la maniglia e tirarla a sé, con decisione, lasciando al giorno la facoltà di colpire le tenebre.
Avrebbe dovuto abbracciare il coraggio che, talvolta, viene a mancare, quando è quella stessa luce vitale a togliere il fiato e a volerti punire.
La osservava, confusa, accarezzando l’idea di restare in quel vuoto che nulla offre e nulla toglie, nella asetticità di quel che non pulsando non procura né gioia né dolore.
Le strade del vivere, però, diventano deserto quando nessuna emozione le percorre, quando il timore d’inciampare frena ogni passo, spegnendo ogni riflettore.
Lo sguardo correva a quel nastro di luce, ipnotizzato, deciso a lasciare andare anche l’ultimo sogno, per riposare, stretta in quell’angolo buio dove nulla e nessuno la sarebbe andata a cercare, quando, la luce del giorno entrò impetuosamente, abbattendo la porta, tingendo le pareti di sole.
L’amore, tendendo una mano, restituiva i colori più belli del vivere all’emozione.
– Carla –
 

Parole in circolo – Mengoni –

Credo che ognuno abbia il suo modo di star bene
In questo mondo che ci ha intossicato l’anima
E devi crederci per coltivare un sogno
Su questa terra spaventosamente arida
Io l’ho vista sai la vita degli illusi
Con le loro dosi di avidità e superbia
Che per combatterli ti giuro basta poco
Devi interdirli con un po’ di gentilezza
Un’alluvione mi ha forgiato nel carattere
Però il sorriso dei miei mi ha fatto crescere
Se qualche volta ho anche perso la testa
Però l’amore mi ha cambiato l’esistenza
Quante cose fai che ti perdi in un attimo?
Quanti amici hai che se chiami rispondono?
Quanti sbagli fai prima di ammettere che hai torto?
Quanti gesti fai per cambiare in meglio il mondo?
Libero, libero, libero, mi sento libero
Canto di tutto quello che mi ha dato un brivido
E odio e ti amo e poi amo e ti odio
Finché ti sento nell’anima non c’è pericolo
Dicono che è un’altra ottica, se resti in bilico
Dicono che più si complica, più il fato è ciclico
Dicono, dicono, dicono parole in circolo Parole in circolo
Credo che ognuno abbia una strada da percorrere
Ma può succedere che non ci sia un arrivo
E quanti piedi che s’incroceranno andando
Ma solo un paio avranno il tuo stesso cammino
Ne conosco gente che sta ancora in viaggio
E non si è mai chiesta in fondo quale sia la meta
Sarà che forse dentro sono un po’ Re Magio
E cerco anche in cielo una stella cometa
Una passione mi ha cambiato nella testa
Ma sono un sognatore con i piedi a terra
Cerco di trarre da ogni storia un’esperienza
E di sorridere battendo la tristezza
Quante cose fai che ti perdi in un attimo?
Quanti amici hai che se chiami rispondono?
Quanti sbagli fai prima di ammettere che hai torto?
Quanti gesti fai per cambiare in meglio il mondo?
Libero, libero, libero, mi sento libero
Canto di tutto quello che mi ha dato un brivido
Odio e ti amo e poi amo e ti odio
Finché ti sento nell’anima non c’è pericolo
Dicono che è un’altra ottica, se resti in bilico
Dicono che più si complica, più il fato è ciclico
Dicono, dicono, dicono parole in circolo
Parole in circolo
Libero, libero, libero, mi sento libero
Canto di tutto quello che mi ha dato un brivido
E odio e ti amo e poi amo e ti odio
Finché ti sento nell’anima non c’è pericolo
Dicono che è un’altra ottica, se resti in bilico
Dicono che più si complica, più il fato è ciclico
Dicono, dicono, dicono parole in circolo
Parole in circolo
Libero, libero, libero, mi sento libero
Canto di tutto quello che mi ha dato un brivido
E odio e ti amo e poi amo e ti odio
Finché ti sento nell’anima non c’è pericolo
Dicono che è un’altra ottica, se resti in bilico
Dicono che più si complica, più il fato è ciclico
Dicono, dicono, dicono parole in circolo
Parole in circolo

https://youtu.be/RTUykrwkqbk

Parole che corrono, ai bordi del cerchio della vita, che attendono risposte, nell’umiltà più autentica, che infiammano di rabbia o di speranza …
Parole che ingialliscono e si spengono, per l’incapacità di fissarle al meglio nell’anima, per il voler cedere il passo al rumore che partorirà il più terribili dei silenzi.
Parole che gettano, sulla tela dell’esistenza, l’arcobaleno di un amore che fortifica o la cenere di una fine che ti annienta.
Parole, che in una canzone sembrano perdersi, ma che lontane da una nota si amplificano e picchiano sulla coscienza.
– Carla –

I rami della “Sofferenza”

Nell’ascoltare gli altri, senza esprimere giudizi, dispensare consigli o svalangare un disagio personale, mi rendo conto di quanti rami, in fiore, siano presenti nell’albero della sofferenza, di quanti boccioli si schiudano ogni giorno.
Nel mio caso, nonostante non mi sia concessa di snocciolare quel che mi manda in affanno, si palesa che ruoti attorno alla delusione per più persone, per soggetti dai quali la scorrettezza e il marciume morale non me li sarei mai aspettati.
Non esiste una mira precisa ma la presa di coscienza che, se recepisci che non è il caso di fidarsi del prossimo, non ti fiammeggerà mai il lato b (per dirla schietta ma non volgare).
Oggi, parole taglienti, legate ad una relazione di oro tarocco, mi hanno dato la conferma che la “solitudine amorosa” non appaga ma, nel contempo, non piaga.
Un uomo che interrompe una storia, di fretta e furia, che rumina scuse che scivolano sui muri, neanche fossero unti, che attuando una gincana tra i sensi di colpa e, fregandosene delle pugnalate inflitte (a chi dormiva sonni beati, convinta di avere accanto un alleato, chi la voleva proteggere), volta pagina con uno stile da egoista professionista … MERITA QUALCOSA?
Leggere un biglietto d’auguri con scritto: – Amore, desidero per te che i tuoi sogni diventino realtà, perché la tua felicità per me è l’unica che davvero conta. …… Un bacio Topo, e non dimenticare che ti amo. Non ne dubitare mai – per poi gettarla nell’organico, come uova scadute, s’attira solo queste domande: – Ma ti fai di qualcosa di pesante? – Sei Jekyll & Hyde? –
Povera donna, avere a che fare con uno che si vende bene ed è tutt’altro, investire l’anima in un amore che sgocciola ipocrisia (e non certo da parte di lei) se non ti uccide ti rende un Highlander.
La maggioranza delle persone, purtroppo, trasudano “Eau de Drainage” (Acqua di Fognatura)!
Ma single per tutta la vitaaaaaaa, lontana da liquami maleodoranti, e con pochissimi amici che non ti costringono a muoverti muro-muro!!!
– Carla-

Ciao Melania

Una strada lastricata di sorrisi,
quelli che cadevano dalle tue labbra,
ti ha illuminato la strada,
da casa fino alle porte del cielo.

                                 Ciao Melania
– Carla –

La Provvidenza

Quando un cielo di catrame sembra precipitarmi addosso, spalanco il cuore, senza timore, per lasciar entrare la sola luce che non conosce buio.
Giungerà in mio soccorso, come fa con ogni uomo che lo chiama e, come un padre tremendamente affettuoso, sorriderà, tirando fuori dalle tasche le caramelle della Provvidenza.
– Carla –

 

Diversità

La diversità, in un rapporto interpersonale, sociale o affettivo, contrariamente a quanto si è portati a credere, non sfocia in un’insanabile distanza, ma va ad accumulare un’imponente ricchezza.
È il non saper avvicinare un cambiamento, l’essere ostaggi dell’egoismo, la paura di ridimensionare i propri confini, il dover valutare chi apporta il meglio in un determinato contesto, a conferire al tutto noia e oppressione.
Chi sente il bisogno di trovare chi gli somiglia, chi lo esige per appropriarsi della proiezione di se stesso, per uccidere un qualsiasi guizzo di ribellione, è privo di mezzi atti alla comprensione, irreversibilmente impossibilitato ad ampliare l’orizzonte.
Nella diversità s’impara, si scopre, si fortificano gli argini delle proprie debolezze, si matura, scoprendo che di preconcetti si muore.
Chi non riflette quanto crediamo indispensabile e sembra non poterci garantire la realizzazione di un desiderio, nelle tasche dell’anima, tra le grinze di una sensibilità inesplorata, l’80% delle volte, cela il segreto della felicità in questa vita.
– Carla –

“Potevamo restare amici”

Avete mai sentito dire ad un uomo ferito, che nuota in mare aperto, di essere propenso a restare amico di uno squalo che si è già cibato della sua carne?
Per qualcuno una simile richiesta ha senso e andrebbe accolta.
Che dire?
Intelligenza e sensibilità non sono per tutti.
Qualcuno nasce, vive e muore NULLITA’ ASSOLUTA!
– Carla –

Un uomo d’altri tempi

Dopo la “nonna di cioccolato”, la perla eritrea che ha fatto parte delle mie giornate per tre meravigliosi anni, lasciando il vuoto di un amore materno autentico, non mi aspettavo di imbattermi in Mario.
La vita, così aspra e lontana dai sogni di un ragazzino, ogni tanto, infila le mani nel “sacco dei doni” per privarsi di qualcosa di bello e donarlo ad un altro.
Mario non è più un giovanotto, s’appresta ad abbracciare l’80 ina, ma il suo animo è quello di un bambino senza peccato, una spugna zuppa di generosità e di una moralità affettiva che non ha pari.
È tenero quando piange, senza vergognarsene, trainato da un’emozione, fragile quando si scontra con un dispiacere che lo spezza.
L’amicizia non ha età, il sentire condiviso non vaga tra le stanze dell’anagrafe e l’orizzonte, verso cui si volge lo sguardo, può essere lo stesso, anche per generazioni che si sono passate il testimone.
Come Amete, anche lui, ha la predisposizione ad incartare sempre una parola buona, per porgerla con un sorriso, che s’apre tra le labbra, o il luccichio di una lacrima che sfugge tra le sfumature azzurre dei suoi occhi.
Alcune persone vengono al mondo con una missione, la sua l’ha visto, e lo vede, portare la felicità nell’amore per la moglie, i figli e i nipoti, nell’affetto con cui colora la tela di chiunque gli permette di entrare nel proprio spazio vitale.
Nel mio cuore ha appeso un dipinto prezioso, che ho il piacere di esporre con orgoglio, intitolato “Speranza” e autografato con un Ti Voglio Bene …

                      – Carla –

La Panzana

Una Panzana, ripetuta anche mille volte, resta una Panzana, non diventerà mai “Verità”, eppure, è nell’indole umana (di una considerevole percentuale di persone) pensare che lo spacciarla, ripetutamente, per realtà la renderà tale.
S’intorta chi, asfaltato dall’affetto o dall’amore, è ipovedente, chi guarda le cose come dal finestrino di un treno in corsa e chi distorce, volutamente, quel che vede, per non essere colpito dal lanciafiamme della sofferenza.
Il professionista della fandonia, la campionessa olimpionica di frottola, quando il vociare si spegne e il faccia a faccia con se stessi è inevitabile, hanno ben poche parole in tasca, con le quali raccontarsi una storia che abbagli la coscienza.
Si può giocare a fregare chiunque, sperando di gettare sul tavolo la carta più alta, si può gioire nell’appurare di averla fatta franca, non scordando, però, che non è sempre Natale, che qualcuno può strappare, o l’ha già fatto, la maschera e conosce la vera natura di chi tenta di gabbarlo.
La “favoletta” è chiara, a maggior ragione, per chi la scrive, che con quella “sincerità”, per quanto fastidiosa, prima o poi, dovrà fare i conti, per riuscire a rincontrare, spensieratamente, uno specchio.
– Carla –