Archivio mensile:aprile 2018
Chi ha denti non ha pane …
Fedro, ispirato da un antico proverbio greco, che menziona un asino che muove le orecchie al suono della lira (uno strumento musicale con un numero variabile di corde, preclassico), scrisse questa breve fiaba.
L’asino alla lira
Un asino vide un giorno una lira
abbandonata in un prato: s’accostò
per provarne le corde con le unghie.
Al tocco, risuonarono: “Perbacco!
Bella cosa, ma è capitata male”
disse “perché non sono del mestiere.
Se a trovarla fosse stato qualcuno
meno rozzo di me, che melodie
ne avrebbe ricavato per le orecchie!”.
Gli “strumenti” per migliorare “materialmente” il mondo, per lasciare un seme che continui a germogliare in un’altra anima, oltre la propria, quando ci sono, di sovente, scivolano tra le mani sbagliate che, dopo averli rigirati in modo maldestro, li abbandonano. Soccombe, al primo vagito, il buon senso, quello che sussurra “Non so … imparo!” e con lui s’affievolisce l’ossigeno che tiene viva qualsiasi fiammella. Nel mio piccolo, mai, terrò in tasca un “Bravo, vai avanti, complimenti!”, qui e nella vita di ogni giorno, per chi, senza troppo clamore, dissoda e pianta un fiore per il domani di tutti. Sereno fine settimana.
– Carla –
Non siamo soli!
Ieri notte, come faccio spesso, leggevo uno dei tanti articoli “particolari” che rimbalzano nel web. Il tutto, velato di un mistero non indifferente, ruotava attorno ad una neonata, non comune, dai grandi blu e dalle orecchie a punta, ritrovata all’interno di un veicolo precipitato sulla terra. Amy, così fu chiamata, era in compagnia di tre adulti, deceduti, e necessitava di cure e attenzioni, accostabili a chi è nato di recente. Era la fine degli anni ’80 e la piccolina trovò, in una infermiera di una base militare americana, una figura materna in grado di crescerla con tutto l’amore di una madre biologica. Intorno alla metà degli anni ’90 la notizia trapelò e con essa l’immagine della creaturina, dentro l’incubatrice che le aveva salvato la vita. Pare che, a soli 6 anni, fosse in grado di esprimersi, correttamente, in 17 lingue ed avesse un Q.I. pari a 190. Oggi la bimba, adottata dai terrestri, avrebbe o ha 31 anni! Mi domando, visto che è assodato non si tratti di una narrazione fantasiosa, se è stata in grado di adattarsi a noi, di accettare i nostri limiti, di innamorarsi della poesia del nostro animo e se nel mondo che l’ha accolta sente il calore della sua unica casa. Non siamo soli, probabilmente, non lo siamo mai stati! Riflettete sul balzo in avanti fatto negli ultimi decenni … La tecnologia ci ha trasportati nel futuro, la medicina ha traghettato lontano la durata media della vita, regalato sogni a chi non avrebbe mai pensato di viverli. Un uomo, vissuto tra il 1542 e il 1519, ha strappato pagine del 1900, tentando, senza profitto vero, ti collocarle e svilupparle nel quotidiano. Leonardo da Vinci era un “alieno” perso nel suo tempo e, forse, quella fame di futuro non era altro che l’esternazione del suo presente.
– Carla –
Alla faccia della longevità!!!
Alle persone avanti negli anni, di sovente, sento ripetere questa frase – Oggi ci sei, domani non lo sai! – che comprendo, benissimo, essere una esortazione a non lasciar nulla a domani, ma che mi fa, ugualmente, rizzare i peli come un gatto allarmato. È vero, a nessuno di noi è dato sapere quanto camminerà lungo le strade di questo mondo … Gita breve? Vacanza interminabile? Una incognita! Ma se da una parte, per qualcuno, la vita è una “toccata e fuga” per altri è salire su una giostra, con un carnet di biglietti che più strappi più si moltiplicano! A tutti i pessimisti, voglio presentare, semmai non la conoscessero già, l’augurio di una lunga, lunghissima esistenza terrena: Jeanne Calment. Nata a Arles, in Francia, il 21 febbraio 1875 è passata a miglior vita, sempre ad Arles, il 4 agosto 1997. – Oggi ci sei, domani e dopodomani … anche! – 122 anni e 164 giorni, un record, anagraficamente verificabile, imbattuto. Concludo la riflessione di quest’oggi, sfogliando gli ultimi petali di una margherita che vuol inglobare anche chi amiamo, chi nella diversità ci somiglia e ci rende, veramente, ricchi. Ha vissuto 38 anni, in Texas, dal 1967 al 2005, una gatta chiamata Crème Puff e 30 anni , in Australia, dal 1986 al 2016, Maggie, un pastore australiano. La speranza di sfiorare l’infinito non è un sogno astratto, ma una realtà che qualche anima ha quasi acciuffato.
– Carla –
… e dopo “Carosello” … a nanna!
Due giorni fa ho avuto il piacere di leggere un articolo, a firma Felice Tommasino, scritto davvero bene, che tratteggia il “Carosello”. (Per chi fosse curioso o volesse fare un tuffo nel passato … http://felicetommasino.news … merita!). Ruzzolare tra i ricordi e riabbracciare Carla piccina è stato un attimo! La cameretta, il lettino di mia sorellina accanto al mio, il latte caldo con due biscotti, il lavare i denti e spazzolare i capelli, trenta minuti di lettura, prima che la mano di papà o mamma spegnesse la luce, e il countdown che iniziava dopo la fine di Carosello. Pubblicità, brevissimi cortometraggi, che raccontavano una storia, spalancavano le porte di casa degli italiani, promettendo dal sorriso irresistibile al bucato bianchissimo, offrendo dall’acqua minerale al lievito miracoloso di Mariarosa. La memoria ne ha ripescate tante, quelle capaci di ancorarsi alla mia fantasia di bambina, che credevo speciali i biscotti di un pigrissimo messicano che, spuntando da sotto il sombrero, ripeteva più volte – Miguel son mi – che avrei voluto incontrare Pippo l’ippopotamo, re dei pannolini, e attendevo le avventure di Olivella, la ragazzina dell’olio di oliva. Due, tra tante, riuscivano a scatenare sentimenti contrastanti … Paura con Mister Linea, il protagonista di un cartone animato che, per tirarsi fuori dai guai, chiedeva costantemente soccorso al disegnatore che lo realizzava in tempo reale. Mi incuteva terrore il suo non saper parlare, l’uso di un linguaggio borbottato e incomprensibile … alieno!!! Tenerezza per Caballero e Carmencita, due pupazzi conici con un grosso nasone e una camminata strana, interpreti di situazioni amorose dal profumo di caffè – Carmencita sei già mia, chiudi il gas e vieni via! – Era l’alba degli anni 70 e mentre calava il sipario su un pezzo di storia della TV, nei vicoli della mia anima, germogliava la voglia di scrivere.
– Carla –
Ascolta & Parla – Parla & Ascolta
Non mi conquistano gli scambi di vedute sterili, un flusso di parole grinzose, palline di gomma che rimbalzano tra intuito, ragionamento e il sentire di pancia, non incolonnando frasi di senso compiuto. I discorsi a senso unico, dove chi parla lancia la propria “posizione” nel vuoto, un nulla senza orecchie, o chi le predispone all’ascolto sente lo scricchiolio del silenzio assoluto, a chi servono? Non alle parti in causa … al vorace di affari altrui, forse, a chi raccoglie i cocci per rimontare un vaso che, per tutti, non sarà mai lo stesso! L’ascolto è sempre dovuto, quando si varca la soglia del “controbattere”, quando si aspira a ricreare, in sé, l’immagine di qualsiasi panorama, una visuale realistica, dove al “personale” si affida, solamente, l’innocua sfumatura, non cambiando una stagione, la spiaggia con il prato o l’alba con il tramonto. È indispensabile, in egual misura, non afferrare i frammenti a mani nude, d’istinto, ma soffermarsi a scrutarli, mettendo a fuoco i tratti taglienti … Chi non vanta la proprietà di ciò che è andato in pezzi, in realtà, potrebbe, “dovrebbe” restarne fuori, gettare lo sguardo e passare oltre! Per strada, se non ti chiamano, se non senti il tuo nome, rispondi?
“Qui hat coverture de bidru non bettet pedra a domo anzena!” (Chi ha la testa di vetro non scagli pietra nella casa altrui!).
Conosco una sola persona che non ha, non ha mai avuto e mai avrà la testa di vetro … DIO!
– Carla –
I “Non”
Nella sensibilità ed educazione di ciascuno di noi rientrano i “non”, che non sono sparati a caso, si spera, ma rappresentano i germogli di una consapevolezza vera, generati dal seme piantato da chi ci ha cresciuti e scortati in principio. Con il loro “negare”, allontanano ciò che non ci appartiene, quel che non ci rappresenta, erigendo una parete, infrangibile, dietro la quale maturare ed invecchiare, un filtro che scherma senza uccidere la luce. È un pensiero contorto, il mio, me ne rendo conto, anche se, di fatto, vuole esprimere qualcosa di estremamente semplice. Nel corso della vita (stanno per travolgermi i 52), l’ho realizzato pienamente negli ultimi anni, i “miei” hanno subito modifiche, tutto sommato, irrilevanti. Sfumatura più, sfumatura meno, la bambina ha preso per mano il raggiungimento della pienezza, non perdendo mai se stessa, riconoscendosi anche quando lo specchio le presentava una donna.
– “Non” mostrare ciò che non sei! Il make up, come non regge sul viso, non regge sull’anima e sciogliendosi smette di difendere i tratti più veri.
– “Non” chiedere ciò che sei incapace di dare! Le mani vanno e vengono, certamente, ma una volta stringono e l’altra cedono.
– “Non” chiamare, MAI, verità quella che il resto del mondo chiama menzogna! Sarai sopraffatto dal peso della stessa …
– “Non” pretendere che gli occhi di un altro ti vedano migliore! Sappi che attraverseranno i tuoi per venirti a scoprire.
– “Non” ostentare quel che possiedi! È il nulla se non sei disposto a condividerlo o trovi qualcuno pronto a barattarlo in cambio di un sorriso autentico, che non ha valore.
– “Non” credere che l’amore che ti piove addosso sia un diritto! È una conquista, quotidiana, da rispettare e ricambiare.
– “Non” pensare che nessuno sia meno scaltro di te! La scorrettezza perde i pezzi per strada e non conserva memoria, strappandoti di dosso fino all’ultimo straccio.
– “Non” sperare che ciò che non vede lo sguardo umano, quel che l’orecchio non sente, non esista! La porta è una sola e, prima o poi, si passa … Oltre, ciò che hai occultato verrà a bussare e, te lo assicuro, non troverai le parole per poterti giustificare.
– “Non” abbigliarti d’orgoglio, quello inutile che s’accompagna alla solitudine! Indossa le scuse, quando servono e il perdono ad ogni evento in cui si celebra il pentimento.
– “Non” affidare ai “Non …” ogni tua decisione, perché cambiare idea, abbracciare una diversa opinione, non è incoerenza ma utilizzare al meglio la ragione.
– Carla –
Realtà distorta
San Bruno, California, una 40enne di origini iraniane, Nasim Aghdam, entra in una sede fisica di YouTube e, prima di togliersi la vita, ferisce, con un’arma da fuoco, 4 persone. La piattaforma ospitava il suo canale, prontamente oscurato dopo l’accaduto, nel quale era conosciuta come Nasime Sabz. La donna aveva deciso di portare a compimento una sorta di vendetta, per la censura di alcuni suoi video e perché, in ragione di nuove disposizioni, vedeva demonetizzare quelli in chiaro. Ok, se si guadagna qualcosa nel proporre intrattenimento, informazione o contenuti che raggruppano affezionati, è sensato sentirsi gratificati, ma arrivare a covare odio per un mancato guadagno non è follia allo stato puro? Uno spazio dove si propone se stessi, dove si condivide un talento, la conoscenza profonda di un qualcosa, non dovrebbe reggersi, principalmente, sulla passione e il sano relax? Nella mia ignoranza, affermo che con il mio pezzentissimo blog non gratto un centesimo e credo che lo stesso valga per tutti voi … Loro parlano, caricano filmati, noi parole e scatti, dove sta la differenza? Dietro una tastiera o una telecamera si agita, sempre, l’animo di una persona! YouTube, a parer mio, non dovrebbe essere vissuto come un lavoro, ma un “più” capace di alimentare, in primis, la soddisfazione personale.
– Carla –