Il bocciolo infinito

Ciò che mi appresto a raccontare la memoria lo ha ripescato ieri notte, mentre fissavo il soffitto, tra penombra e silenzio, inseguendo il sonno. La speranza si fa coperta, da stringere sulle spalle infreddolite, quando intorno le raffiche di vento non sentono pietà e viaggiano abbattendo tutto ciò che incontrano, quando un cielo plumbeo sembra aver ucciso il sole. Rincorrere un miracolo, fino all’ultimo respiro, nel tentativo di afferrarne la veste, il traguardo da toccare … E non importa se sei uomo, gatto o cane, se l’amore è racchiuso in una diversa forma di vita, è amore, quotidianità, gioia, bellezza e futuro, punto!!!! Mia e Gunther, una gatta di quasi 12 anni e un cane che ne compirà 14, morsi di cuore ai quali non sono pronta a rinunciare, per i quali il sogno di una lunga, dignitosa, vecchiaia non è trattabile. Ancora il soffitto, il silenzio e, zuppa di angoscia, il rinnovarsi di una richiesta: un miracolo! Tra la nebbia è affiorato il simbolo di un – è compiuto – recapitato a chi un miracolo lo aveva implorato. Un’anziana signora (che per comodità chiamerò Nora), con la quale avevo un rapporto continuativo e affettuoso, in una delle svariate occasioni di chiacchiere confidenziali, mi mostrò una piccola scatolina di vetro, contenente un fiorellino che pareva appena raccolto. Non era un’esaltata che teneva in una teca mignon un fiore reciso, intendiamoci, ma una persona forte, equilibrata, propensa a rendere razionalmente spiegabile anche l’evento inspiegabile. Il fiorellino, così mi disse, lo aveva strappato da una siepe un suo coetaneo, molto gentile, con il quale aveva condiviso il tratto finale di un pellegrinaggio, a piedi, durato ore. Nora gli aveva confidato di essersi decisa a sostenere uno sforzo fisico, notevole, speranzosa di ricevere una grazia, la guarigione di un familiare da un male incurabile e si era vista offrire non solo l’ascolto, ma una tenera consolazione e parole di ragionevole speranza. Avevano conversato per più di un’ora, camminando l’uno accanto all’altra, fino alla siepe, fino al momento di quel dono floreale, accompagnato dalla frase: – Lo porti a chi non è potuto venire – Le era bastato voltarsi, per cercare lo sguardo delle amiche, e l’uomo era scomparso … “Avete visto il signore con cui stavo parlando?” la domanda rivolta a tutti, seguita da una dettagliata descrizione fisica. Nessuno lo aveva visto, Nora, che si era spostata in gruppo, era stata notata sola e raccolta in muta preghiera. Suggestione? Inizialmente, forse, lo aveva ipotizzato anche lei, eppure, aveva ugualmente consegnato quel piccolo regalo, non domandandosi nemmeno la ragione. Chi era quell’uomo? Era frutto della sua immaginazione? Non so rispondervi, so solamente che la sua speranza si è fatta certezza e che, 7 anni dopo, di quel fiore ho potuto verificare la freschezza e sentirne l’odore. Per Mia, ma soprattutto per Gunther che lotta per vivere, prego si ripeta il miracolo ….
– Carla –

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Affetto Peloso

Solamente chi non ha mai condiviso parte della sua vita con un “amico speciale” è digiuno di un grande amore … Spalancando la soglia del cuore, volgendosi ad un nuovo sentire, la quotidianità si tinge di tinte preziose, che danno risalto a dialoghi senza parole, a morbide carezze, valore a un sentimento che non pesa “ricevere e dare”.  È nel perdersi negli occhi di chi amiamo che nasce il desiderio di cura e protezione, l’energia per rubare alla speranza una pagina bianca, alla quale affidare un desiderio : “Non lasciarmi, abbiamo ancora tanta strada da percorrere … insieme!”.
FORZAAAA Mia!!! FORZAAAA Gunther!!!!
– Carla –

Nessuno entra …

… nella nostra vita per caso!
A gamba tesa, in punta di piedi, con un sorriso sincero e premuroso o una lama tagliente ed invisibile stretta tra le labbra, ogni individuo transiterà nel nostro mondo, talvolta fermandosi, per un motivo. Comprenderne la ragione non sarà facile, perlomeno nell’immediato, eppure, quasi si ereditasse un copione scritto dalla vita, la mano, sfogliandone le pagine, si soffermerà in quelle che ne chiariscono il senso. Si leveranno pochi perché quando scrosceranno le attenzioni, l’affetto, la serenità e la gioia, tanti, troppi, quando sarà impossibile schivare le saette della cattiveria, persistente ed ingiustificata. L’amore saprà nutrirci, scaldarci, rendere luminose anche le giornate senza luce e, forse, insegnarci la gratitudine, infondendo il desiderio di ridistribuire il bene, offrendo ad altri l’opportunità di assaporare quelle stesse emozioni. La sofferenza, quella che artiglia l’anima, zavorrando pensieri e scelte, con la “lettura” di quel senso “rivelatore”, se accolto, concederà di incontrare la parte più nascosta di noi, una fragilità da cui trarne immensa forza. La gratitudine sarà, ancora una volta, la protagonista della scena e davanti ad uno specchio, che mette in evidenza non il volto ma “l’io”, si riuscirà ad accarezzare una certezza: l’essere migliori di chi ci ha riservato solo male!
– Carla –

Promemoria per il 2018

Quanti di noi si sono ripromessi di attuare cambiamenti nel 2018?
Quanti lo fanno, non sempre mantenendo la promessa fatta a se stessi, ogni anno?
Mangerò più sano, farò moto con regolarità, nutrirò l’anima con letture impegnative, riscoprirò una passione sopita, prenderò le distanze dalle persone negative e le accorcerò con quelle che si offrono, generosamente, senza aspettarsi nulla in cambio … e via, spediti come il vento, a stilare l’elenco di tutte quelle cose che vanno fatte (in realtà andrebbero) per migliorarci.
Alla fine dell’anno, sincerità in testa, per quante voci di quella lista potremo dire “l’ho fatto”, poche, molte poche!!!
Ci sarà mancato il tempo? È più probabile la voglia, per alcune, e la volontà, per altre …
I miei “buoni propositi 2017”, lo ammetto, non sono deceduti con un colpo secco ma si sono trascinati, rotolando per 365 giorni, fino a buttarsi a peso morto nel nuovo anno.
Non mi sono nutrita di “scorie”, ma non ho nemmeno seguito i consigli del Dott. W. Longo (ricordate la dieta Mima Digiuno? Provatela, verificherete i miei stessi benefici), non tenendomi alla larga da fritture assassine e dolcetti espandi chiappe.
Non ho piantato le radici nel divano, ma nemmeno attuato una preparazione da mezza maratona (per quella intera, attendo di rinascere), insomma, ho alternato periodi da runner incallita a quelli da “mi fanno male anche le doppie punte, rivoglio la giovinezza!”.
Ho cibato l’anima, questa la posso proprio spuntare, riesco a farlo sempre, ogni anno.
Leggere è la mia evasione preferita, la coccola che il mio cuore gradisce esageratamente.
Il cammino di fede, allo stesso modo, non si è arrestato e se, da una parte, si è deteriorato ancor di più il rapporto con la chiesa, dall’altra, si è evoluto quello col Padre, che detta una sola regola: Amare.
Ho riacceso più di una passione, interessi venuti meno per una tranquillità in bilico, riaprendo i libri e gli appunti che mi vestivano di gioia nell’andare a scuola di arabo, riprendendo ad annotare frasi e pensieri, utili per un’eventuale storia da raccontare (ho il desiderio di rincominciare a scrivere le fiabe, con quella leggerezza che le aveva accompagnate in passato).
Ho sollevato il cartellino rosso per personaggi “discutibili”?
No, l’avevo già fatto, diverso tempo prima e, da allora, scartavetrato il peggio del peggio del fare umano, ho sprangato ogni ingresso.
Il traffico è limitato, e non sempre è gradevole l’assenza di schiamazzi che inneggiano alla vita, ma il rumore d’ogni passo non  trasporta angoscia e questo rassicura.
Per l’anno che ha appena emesso il suo primo vagito, non chiedo miracoli, ma piccole certezze che facciano di ogni giorno un giorno “normale”.
L’elenco lo lascio invariato, aggiungendo solo una piccola postilla: “Ricordati di condividere, sempre, con chi ami, ogni nuova conquista!”.
– Carla –