Leggere è una delle mie più grandi passioni, penso si sia capito, e quando saltellare tra le parole mi permette di scoprire nuove tracce del passato, e non solo di viaggiare con la fantasia, potendo soddisfare una curiosità, quasi infantile, l’appagamento è doppio. Tempo fa ho scoperto un autore sardo, di Ozieri (SS), e l’amore per le venature della mia terra è divampato. Lascio un link, dove potrete trovare informazioni concernenti le sue opere, nel caso la curiosità pizzicasse anche voi.
https://www.newtoncompton.com/autore/gianmichele-lisai
Il libro che ho appena finito di leggere (per la seconda volta, in maniera più attenta) s’intitola “SARDEGNA ESOTERICA – Il volto misterioso di un’isola ancestrale, sospesa tra sacro e profano” e l’argomento che voglio condividere è quello menzionato nel titolo. Ho un ricordo, abbastanza confuso, di qualcosa del genere (raccontato da una bambina che incontravo alle elementari), di uno gnomo a cui un’anziana aveva sottratto uno strano cappuccio. Lei lo aveva chiamato “Pundacciu”. Un pietoso “copia & incolla” della storia narrata da Lisai non mi pare appropriato, perciò, ho fatto una piccola ricerca in rete per trovare frammenti con cui formare un mio mosaico.
– Il personaggio in questione viene definito “folletto”, una creatura non più alta di un bambino di 3 anni, paffutello e dai movimenti goffi, con in dosso abiti di velluto blu e sulla testa 7 berrettini rossi. Nonostante il suo aspetto, corre veloce, sfiorando il terreno, il pelo dell’acqua e qualsiasi altro ostacolo, posandosi in modo lieve e comparendo e scomparendo fulmineamente. Dispettoso come pochi, si narra, si diverta a perseguitare gli uomini, accomodandosi sul loro petto durante il sonno. Di giorno vive sotto le viscere della terra, attento a custodire pentole colme d’oro e preziosi di vario genere, che non sono di sua proprietà ma di cui si è impossessato e che rischia di veder passare tra le mani di chiunque riuscirà a strappargli dalla testa anche uno solo dei suoi cappellini. La leggenda vuole che per evitare di svelare il luogo in cui trattiene il tesoro, si cimenti in un pianto atto a commuovere chi gli ha sottratto il copricapo, sciogliendosi in tante promesse, per dimostrare gratitudine, che non saranno mai mantenute, quindi, per gabbarlo è necessario usare la sua stessa furbizia e non farsi intenerire! Uno di loro, fregato da una bimba scaltra, pare vaghi ancora per Ittireddu, speranzoso di riavere quanto ha perduto e che a Isili, un bimbo sia riuscito a farsi consegnare una fortuna, gettandogli al collo un rosario –
Non ho mai avuto l’onore di incontrare uno di questi “simpatici” nanetti, diversamente, mi avrebbe preceduta la fama di donatrice di cappellini rossi!!!
– Carla –