Leggere l’articolo intitolato “Caro Papa …”, sul blog http://diversamentenormale.wordpress.com ,
smuove i miei pensieri che, di getto, guidano la mano e, in un ritmato ticchettio di tasti, le parole viaggiano, s’alleano, polemizzano, rotolano o vibrano leggere, a liberare una mongolfiera pregna di perché e di rabbia. “Dove c’è Amore c’è Dio!” e non lo dico io, una “nessuno” catapultata tra le increspature della vita, ma suo Figlio, Gesù, SE’ dato in prestito all’umanità. Storicamente (ho imparato a conoscere la parte terrena, di pari passo a quella narrata nei testi religiosi, riscontrando discrepanze non sempre irrilevanti) non si è mai offerto per fare da scudo al forte, piuttosto, a chi veniva additato, vessato e brutalmente etichettato. Il suo “essere”, in duemila anni, è stato rivisto e ingabbiato, interpretato da uomini sen’aura divina e peccatori al mio pari. Piantare paletti, chiedere a chi è legato al Padre con la loro stessa intensità, pur non avendo fatto scelte vocazionali, di vivere all’interno di regole granitiche che non ammettono eccezioni, non tenendo conto della sofferenza che invade il cuore di chi non si sente accolto … Amato … non profuma di Cristo. Le persone si separano per motivi che meriterebbero un’analisi attenta e non un marchio da imprimere e basta, spinte dalla disperazione, schiacciate da umiliazioni indicibili o prigioniere di un sentimento vissuto a senso unico e non sempre per immaturità, superficialità e scarsa propensione a comprendere l’altro/a. Ti separi? Non sei più dei nostri!!! La comunione? Eh no, non si può fare! “Non osi l’uomo separare ciò che Dio ha unito” e poco importa se la fine non è voluta ma subita o se l’alternativa mancava proprio. Capita, poi, che un parroco ascolti la voce della sofferenza, di una solitudine che strangola e non chiuda la porta, colmando la fame di Signore, lasciando che “Assoluzione e Comunione” accendano la luce nel buio, ma … perché esiste un MA che veste a lutto, l’accoglienza esige la castrazione amorosa. Non parlo di saltare da un nido all’altro ma della rinuncia a scrivere nuove pagine di felicità, quella che edifica un cammino a due. Fedeltà, assoluta, anche a chi non la merita più, a chi è causa di patimenti senza fine! Fatemi capire, il rispetto dell’altro/a è richiesto solo a chi ha contratto matrimonio, anche quando è imploso? La prostituta o la “generosa” per inclinazione, l’affamato cronico che accetta chiunque abbia una attività cardiaca, sono svincolati perché hanno schivato un impegno? Il demonio non prende dimora del cuore di chi vive il fallimento di una scelta in cui credeva, non potrebbe per mancanza di spazio, occupato interamente dal dolore. Per la Chiesa, quella dell’uomo e non di Dio, perché Dio ricambia, comunque, il mio amore, sono stata la “peccatrice” da allontanare finché uomini, solo uomini, hanno stabilito che quel mio legame poteva essere sciolto (dandomi torto e facendomi un male inesprimibile). Non ero degna di avvicinarmi alla comunione? Sapete cosa c’è? Sono sempre la stessa donna e non accetto una sorta di “ripulitura” (non sono mai stata macchiata o immeritevole di professare la fede), ho trovato la strada per un confronto diretto e profondo, ora che posso, ora che ho il benestare, sono io a non essere più interessata ad una condivisione. Nessun uomo può pensare d’introdursi nell’animo di un suo simile con in tasca la capacità di una celeste interpretazione e arrogarsi il diritto di togliere o dare.
– Carla –