“Preziosi”

“Preziosi”, al di là del loro reale o presunto valore economico, per quella scheggia di cuore che li protegge, per quelle parole mute che prendono vita quando lo sguardo o il tatto li sfiora. “Simboli”, diffusi o scelti con gusto sicuramente personale, ai quali si accosta la forza di un sentimento, la tenerezza, la gioia di un viaggio proiettato verso il domani, che si auspica lungo, molto lungo. “Pezzi di Noi” ai quali l’animo sterile regala l’inutilità e il gelo del niente. La dolcezza di un ricordo mi assale, facendomi sentire parte delle mie radici … Mia madre mi ha fatto dono delle “vere matrimoniali” dei suoi genitori, due sottili cerchietti d’oro giallo sui quali il tempo è passato lasciando tracce visibili, segni importanti che rammentano la profondità del loro Amore. Non sono quelle che suggellarono il loro SI, sottratte a tutte le coppie durante la guerra, ma le sostitute che mia mamma, da giovanissima, comprò loro con uno dei primi stipendi. Stupore e Felicità per due animi che si erano fusi in uno solo. Nel 1969, in ospedale, dopo una lunga malattia, le condizioni di nonno peggiorarono, portando la sua metà a non abbandonarlo un solo istante. A nessuno è dato sapere quali furono le ultime parole che riuscirono a scambiarsi, eppure, abbiamo la certezza che furono d’amore. Antonio, nel rispetto delle regole ospedaliere, non indossava la fede, non so chi andò a prenderla a casa sua e la consegnò alla moglie che ne aveva fatto richiesta. La sua Elisa gliela mise al dito e, quasi non attendesse che quello per intraprendere il viaggio, spirò, subito dopo … Un pezzetto di metallo, consumato e povero, al quale aveva legato la promessa di un amore che portò con sé. Nel 1977 nonna lo ha raggiunto, con il cuore colmo d’amore da consegnargli. La mia “vera” è ritornata in chiesa, tra le mani del Padre al quale, portandola, avevo spalancato il cuore, perché il mio bene non si perdesse o diventasse odio ma nuovo amore … pane per i poveri.

                                                                    – Carla –

Disagiati Vs Privilegiati

La Tv, nel corso della mia giornata, è una voce, spessissimo senza volto, che fa da appendice a ciò che mi tiene realmente occupata. Il solo ascolto, l’ho sempre creduto, fissa, in maniera più forte, parole e concetti, attirando repentinamente l’attenzione e sommergendo la mente d’interrogativi. Negli ultimi tempi, il tenore di taluni interventi, tra l’altro brodaglia riscaldata fino all’evaporazione, mi riporta ad un pensiero di Honoré de Balzac – Durante le rivoluzioni vi sono solo due specie di uomini: coloro che le fanno e coloro che ne approfittano – La politica, le assicurazioni dal sapore di presa per le “chiappe”, la pretesa scandalosa di una fiducia calpestata fino a polverizzarla, di sacrifici a senso unico, le congetture su miracolosi percorsi da imboccare, i progressi millantati e che non trovano riscontro alcuno … un lassativo a dosi massicce che, non so voi, io non reggo più. Sento ribrezzo per i privilegi acquisiti ed inviolabili, per le pensioni di “platino”, maturate con un pugnetto di ore lavoro (seee lavoro, nemmeno fossero scesi in miniera), per le decisioni inique che mortificano chi ha faticato una vita e riscuote l’elemosina, per gli aiuti umanitari profusi con una disinvoltura imbarazzante e che, stranamente, non alleviano mai le pene di nessun italiano in serie difficoltà, vessato in nome di una rinascita lontana, disperata ed illusoria. Esiste qualcosa che funziona davvero? Non raccontiamoci favole, NO! Ci hanno indebitati al punto che, con tutta probabilità, il conto lo salderanno i nipoti dei nostri nipoti, abbiamo una giustizia lenta e ad interpretazione, pene mai rispettate fino in fondo, una burocrazia rugginosa ed inflessibile, una sanità a brandelli, scuole alla canna del gas e servizi inesistenti (una per tutte le strade urbane che sembrano post bombardamento). Non ci fanno mancare proprio niente!!! Com’è che in alcuni Paesi quel che versi, in qualche modo, ti viene restituito? Com’è che il benessere del popolo è il cuore dello Stato e la generosità per chi soffre non toglie al cittadino e non sfora mai il budget effettivamente disponibile? La nostra “rivoluzione” mira ad allontanare il disagio, la fame e la povertà che ci veste come una seconda pelle … Noi “disgraziati” in prima linea e loro? Fateci vedere un gesto vero, tangibile, a lungo termine, che vi veda fare un bagno di umiltà e realtà, tagliatevi i viveri e, soprattutto, domandateci di cosa abbiamo bisogno.

             – Carla –

Omertà

L’ottuso silenzio che occulta un crimine, che protegge chi lo ha consumato e veste di spregevole complicità chi tace, non ha natali precisi e non si riproduce, come la stupidità porterebbe a credere, solamente in determinati ambienti sociali o aree geografiche. L’omertà viene alla luce ovunque e cresce rigogliosa, dove trova idioti che la nutrono! Ho usato la parola “idiota” e non l’ho fatto a caso, perché solo una radicata idiozia toglie la lucidità per comprendere che ciascuno di noi può diventare una sua potenziale vittima. Il coraggio della parola, detta anche quando la paura schiaccia, potrebbe fare la differenza! Da Nule e l’angoscia per la scomparsa di Stefano Masala, a Orune con l’omicidio di Gianluca Monni, passando per Ca’ Raffaello e la ricerca del corpo della povera Guerrina Piscaglia, proseguendo per Milano e il tragico volo nel vuoto di Domenico Maurantonio, finendo a Pordenone e il giallo, ancora insoluto, dell’esecuzione di Trifone e Teresa … Da Sud a Nord, quante bocche cucite, quanti animi trafitti in cerca di una risposta!                                 – Carla –

Consapevole

La consapevolezza non si può instillare … è una presa di coscienza profonda ed intima che si acciuffa dopo una corsa, in solitaria, saltando gli ostacoli lungo il percorso, un tracciato illuminato dal buon senso ed, eventualmente, dalla segnaletica, collocata con discrezione, da chi ci ama. La consapevolezza indica il pericolo ma non vincola una scelta, eleva le capacità di chi la asseconda, mostrandosi saggia accompagnatrice e fonte di entusiasmo, sottolinea i limiti, chiedendo di abbandonarli, modificando i propri modi di agire, amari e sbagliati. La consapevolezza, che mi ha attesa al traguardo di un dolore, ingiusto, inatteso, gratuito e figlio di un egoismo barbaro, mi ha restituito un’immagine di me forte, immutata nella sua genuina semplicità, chiara e gioiosa. Conscia della mia essenza umana, debole ed imperfetta, inizialmente rabbiosa e sconvolta, mi sono rialzata, comprendendo che il livore avrebbe avvelenato solamente i miei pensieri e nutrito il male. Mi è stato scippato tanto ma è niente, rispetto a quanto ho accarezzato in seguito e, Dio volendo, accarezzerò ancora.   – Carla –

Grunch … Grunch … Grunch

C’è chi incontra l’amore imbattendosi nel musetto birichino di un Chiwawa, chi perdendosi nel pelo liscio o arruffato di uno Yorkshire , chi tuffandosi negli occhi screziati di un gatto …      

Deu seu sarda e tengu su "proccu"

Deu seu sarda e tengu su “proccu”

Una meravigliosa giornata trascorsa in campagna, da un’amica che ha tanti animali, li ama smisuratamente e mai avvicinerà uno spiedo ai suoi nuovi arrivati, Vinicio e Licia. Ho il viso bruciato dal sole, Vinicio tra le braccia e … sono felice!   – Carla –

OK? no KO!

Era il 1987 e Bennato scriveva musica e testo di una canzone che l’Italia ha cantato, e sicuramente rispolvera, migliaia di volte. La lego ai 21 anni, all’ingenuità con cui, lasciati i banchi, percorrevo per la prima volta i vicoli del mondo, quello vero, non ovattato dall’amore dei genitori, dalla magnanimità degli amici e dalle effimere prospettive, di un futuro pazzesco, inculcate dalla scuola. La parodia, dissacrante, di una realtà che mi sembrava tutto fuorché non meritocratica, dove l’impegno e la determinazione avrebbero aggiudicato ad ognuno il suo posto. Il cammino, le cadute, le abrasioni, la rabbia per l’energia profusa a vuoto, gli sgambetti ed i sorpassi scorretti, la riprova che si cresce all’ombra di una fiaba e la verità, quando arriva, colpisce come uno schiaffo. Un semplice cantautore ha tratteggiato il presente di allora e, come in una premonizione inviato una lettera al futuro, il nostro presente. L’Italia, la bella Ragazza partorita dai nostri avi, sensuale e seducente, desiderata e corteggiata da mezzo mondo, è diventata una mesta Signora, dal portafoglio quasi vuoto e una pensione da barbona, eppure, come nei momenti di massimo splendore, se la contendono, danzandole intorno per toglierle anche l’ultimo euro e denudarla anche della sua dignità. L’ignobiltà di poche vite, a cui abbiamo affidato le nostre, ci sta uccidendo, lentamente, e come malati terminali, forse, pregheremo per una fine rapida ed indolore.  – Carla –

Noi e il Destino

Il Destino concede, sempre, pareti bianche sulle quali lasciar segno dell’umana esistenza, pagine vuote, rilegate con sorrisi o lacrime, per raccogliere le gioie inattese o inseguite, le delusioni del passato e trascrivere nuovi desideri. Sta a Noi utilizzare l’inchiostro dell’anima per fissare ciò che eravamo e ciò che saremo, consapevoli che tra le piaghe del cuore, volendo, germogliano i frutti dei sogni.                     

 – Carla –

Mamma

Non ti sei arresa e siamo arrivati in 3, uno dietro l’altro, affollando la tua vita traboccante di impegni. Non ti sei mai lagnata per le briciole di tempo che restavano per te, erodendoti per far fronte ad ogni desiderio di papà e nostra esigenza. Le torte fatte alle ore più impensate, le passeggiate nei sentieri di campagna, ignorando il sonno giunto dopo turni assurdi di lavoro, gli occhi tristi quando stavamo male e non potevi restare con noi, l’assistenza ai nonni anziani, il sostegno morale e materiale per gli amici in difficoltà, una vita di sorrisi, spesi per tutti. Nessun “Grazie” potrà mai ripagare la generosità del tuo essere, restituirti una sola parte di quanto hai donato. Oggi che hai 83 anni e la grinta, che non ti ha mai abbandonata, litiga con la fragilità dell’involucro che protegge il tuo cuore, è giusto, è Amore, farti diventare la nostra bambina, un essere incredibilmente speciale da difendere da qualsiasi dispiacere e da colmare di ogni più piccola attenzione.  La ragazza strepitosa di ieri, adesso, è una splendida signora, per me la mamma più bella del mondo.

Ti voglio bene!     – Carla –

9 mammaUbaldo-Vera

Conserva “memoria” …

Conserva memoria di ogni abbraccio e carezza sciolte d’impulso, di ogni parola scritta con l’inchiostro dell’anima, di ogni sguardo che narra d’amore e protezione, stringendo in pugno un seme che, piantato nella nuda terra dei desideri, germoglierà gioia. È il preservare quanto ricevuto, consegnandolo al domani, a fortificare la certezza che sensibilità e dolcezza ritroveranno la strada di casa.

                                 – Carla –

Il Crom Award: novità!

Crom Award

Le regole per partecipare sono poche e semplici:

Scegliere solo cinque e non più di cinque blog, se vorranno saranno loro a premiare gli altri.

Che fare se si riceve la nomination? Minimo bere da una coppa di bronzo, combattere con spade a due mani, leggere fantasy di quella dura, mandare al diavolo chi non ci sta bene, affrontare serpenti di quindici metri …

Cosa dire? Niente, qui non si ringrazia nessuno 🙂 Niente assegnazioni pari merito, niente scuse per chi non si premia. Si deve solo mettere il link a chi vi ha segnalato a Crom!

Altro? Sì rispondere, SEMPRE, a questa domanda:  Avete un libro o un film, o tutti e due, che vi ha portato a leggere? Citateli e dite cosa è successo dopo.

Potete anche interrompere la catena di premiazioni ma dovete spiegare il perché!

Non è previsto ma lo faccio ugualmente e ringrazio 2 blog, http://esetidicessiche.wordpress.com e http://afinebinario.worpress.com , per avermi menzionata per il Crom Award, detto questo, parto spedita con la prima regola, nominando:

http://silvia23459.wordpress.com

http://esseredistanti.wordpress.comom

http://ancorase.wordpress.com

http://squarcidisilenzio.worpress.com

http://laurarosa3892.wordpress.com

La seconda, uhmmmm, mi mette in difficoltà. Ho un intero servizio, quello per gli ospiti di riguardo, di coppe di bronzo, per questo motivo non ho problemi a farmi una “bevutina”, ma le spade dove le trovo? Vanno bene gli spiedini extra in acciaio? Fantasy di quella dura? Si, posso farcela! La canzone si Alberto Sordi – Te c’hanno mai mannato a quel paese –  è la mia bandiera, il che fa di me una”mandatrice” parecchio raffinata, mi manca d’affrontare i serpenti di 15 metri e qui, fatemi largo … Se dovessi incrociarne uno batterei il record mondiale di fuga, riuscendo a fermarmi solo a Golfo Aranci, giusto perché non so camminare su uno specchio d’acqua. Che faccio, passo o proseguo? Faccio finta di nulla e tiro dritta!

Ed eccomi al centro del premio, la domanda. La mia passione per la scrittura-lettura, nata quasi con me, non è legata a nessun film, che io ricordi, mentre abbraccia quelle prime letture, ingenue e curiose, capaci di evidenziare la forza delle parole e la magia che un esperto dosatore sa creare. I miei primi libri sono stati tre:

Pollyanna, un romanzo per bambini, scritto nel 1913 da Eleanor Hodgman Porter

Piccole Donne del 1868 e Piccole Donne crescono del 1869 di Louisa May Alcott

Da allora posso dire di non essermi mai fermata …     – Carla –

MOOD MUSIC tag

Un grazie all’amica del blog http://tuttolandia1.wordpress.com per avermi travolta con un “tag” musicale, allegro e personale, partito per iniziativa di https://ghbmemories.wordpress.com              – GHB Memories –

Regole:

Scegli almeno 5 tracce musicali che rispecchino alcune emozioni o stati d’animo al positivo.

Tagga almeno 5 blogger e avvisali di averli taggati.

Cita il mio blog, indicando il link diretto, sottolineando che l’idea è nata in questo spazio: https://ghbmemories.wordpress.com .

Se lo ritieni interessante, racconta, brevemente, i motivi delle scelte.

Le colonne sonore del mio cammino sono tante e, se rifletto, nessuna è più importante di un’altra perché custodia invisibile di attimi felici, spesso, divenuti ricordi lontani. Sono venuta al mondo come un dono celeste (al quale poi ne sono seguiti altri due) da una donna che ha lottato per diventare mamma, l’amore è stata la mia coperta e le voci di 3 persone speciali la mia culla.

https://youtu.be/wd5sO3gRGeo  Mamma cantava questa ninna nanna

https://youtu.be/7ZUu1NNCdbI Papà, stonato come pochi (ho ereditato questo suo talento), mi faceva addormentare con “Lettera a Pinocchio”. Ho gradito talmente tanto che quel burattino è ancora il mio personaggio preferito.

https://youtu.be/CTFOb5f1Ip0 Non ho dato tregua nemmeno alla tata a cui è toccata questa canzone del 1967, con la quale l’ho torturata a lungo.

https://youtu.be/13hKX-6FMo0 1977, cresceva il mio amore smisurato per Bennato, “pane & Edo” e l’interesse per le parole, quale mezzo per trasferire pensieri ed emozioni.

https://youtu.be/uPudE8nDog0 1981 e le festività a casa di zia Monika, l’allegria tra parenti e l’indimenticabile sorriso di mio cugino Piero.

https://youtu.be/c-Ut39MGwAo 1986 e l’anno del diploma, i compagni di scuola, leali e presenti con i loro sentimenti di affetto cristallino.

https://youtu.be/Jgn1-0DKmsM  Brano del 2010 che, dedicato da una persona che ritengo meritevole di ogni bene divino, mi ha portata a guardarmi con occhi diversi e a pensare che non sono un sacchetto di spazzatura, anche se qualcuno mi ci ha fatta sentire, e che merito la felicità.

https://youtu.be/P1G8NXR96sQ Concludo con un pezzo che adoro, soprattutto se la voce è di George Michael.

Nomination:

http://squarcidisilenzio.wordpress.com

http://laurarosa3892.wordpress.com

http://raccontidalpassato.wordpress.com

https://calogerobonura.wordpress.com

https://lemieemozioniinimmaginieparole.wordpress.com

GRAZIE per la pazienza …            – Carla –

Il senso del dolore

Sono convinta che non esista “uomo”, nemmeno quello dall’animo più squallido e turpe, che non sia o sia stato scarnificato dai morsi violenti del dolore, fisico o spirituale. Si è vittime della sofferenza, per colpe o perché bersaglio della brutalità altrui, indiscriminatamente, depredati di quella leggerezza che dovrebbe appartenere a tutti, spettatori forzati di un film in cui si accendono le luci e si spengono i sorrisi e la voce della realtà sovrasta quella dell’io che domanda aiuto. Disperazione, angoscia, tristezza, il contorno di ogni pietanza, la colonna sonora di qualsiasi evento, mentre, a lettere cubitali, davanti agli occhi, scolpito ovunque, scorre un quesito senza risposta: “Perché proprio a me?”. Siamo franchi, di tanto in tanto, ce la cerchiamo, quando ci incaponiamo nel voler percorrere vere e proprie mulattiere, chiamandole strade o confondiamo l’aridità interiore e l’individualismo con l’introversione e un distaccato centellinare (per timidezza o diffidenza caratteriale) ogni cosa. Menefreghismo e sfruttamento, questo è il loro vero nome! Sagome in movimento su cui sfogare frustrazioni, fallimenti e l’inettitudine ad affrontare limiti noti ed insabbiati, un male che cade a pioggia, oltrepassando qualsiasi ombrello. Non voluto, non cercato, spesso inatteso, lo strazio procurato è quello più duro da scrollarsi di dosso, quello che penetra carne e anima, nonostante oppongano resistenza. Qual è il maledetto senso del dolore, cosa estingue permanentemente, cosa lascia e cosa chiede? Smorza, ma non uccide, la spontaneità (forse), pianta le radici (che devono restare in superficie) di un’insicurezza che alla lunga imbruttisce ed esige, domandando a gran voce che i legami, a nodo scorsoio, vengano sciolti. Le cicatrici devono insegnare a camminare senza più voltarsi indietro, conservando memoria delle buche lungo il percorso, a trovare l’energia per stringere le redini della speranza e a tessere una tela di certezze che dettino le regole da adottare nel presente e verso il domani. Il dolore, reso amico, fortifica, debilitando solo all’apparenza, concede lo spazio per passi ponderati e l’attenzione per identificare il marcio, ancor prima di sentirne l’odore.

– Carla –