Diversi giorni fa, per strada, mentre fissavo una bellissima vetrina, brulicante di tenerissimi peluches (possiedo una talpina a cui tengo in maniera esagerata), una carezza di plastica, regalata ad una bambina, è quasi riuscita ad incidere, sul vetro, la frase che si è fatta strada tra i miei pensieri. – Sono le nostre azioni, e non le nostre parole, a parlare di noi – Catherine Rambert – La donna, sorridendo alla madre della piccolina e con un fare da attrice mancata, univa una slavina di parole, teneramente materne, ad un gesto palesemente ipocrita. Lo sguardo interrogativo della bimba, il suo indietreggiare e il non voler nascondere il fastidio per quella farsa, afferrata solo da lei e non dalla mamma, ha dato corpo a quella frase. Le parole possono essere intrecciate con sapienza, guarnite con ornamenti inutili, addolcite sollevando gli angoli della bocca, ventilate con incessanti battiti di ciglia, i gesti no. Un gesto tradisce, solleva il coperchio dell’anima e se dentro ci stagna il putridume, la puzza si sente, si sente eccome!
– Carla –