Non sono imprese di cui vantarsi, con o senza ragione, in quanto non c’è nulla di più sgradevole del giudicare la condotta altrui, addirittura, non avendo messo precedentemente controluce la propria coscienza. Nessuno dovrebbe farlo, malgrado ciò, non di rado, non è la ragione o l’animo imbruttito a farlo ma l’umana paura. Gli esempi potrebbero sprecarsi! Sulla strada si scorge qualcuno in difficoltà, con una vecchia automobile in panne ferma sul ciglio? D’istinto verrebbe da fermarsi per prestare soccorso, slancio che il timore smorza repentinamente … “E se fosse una trappola, un espediente per mettere a segno una rapina?”. Un conoscente, all’apparenza una bravissima persona, che è affettuoso e disponibile con i bambini, accende il dubbio, seppur leggero, d’indossare una maschera che cela un potenziale pedofilo. Un bambino torna a casa con due grossi lividi, una donna mostra graffi o segni? Ecco che si scrive un racconto, terribile, sulla maestra aguzzina o un marito padrone. La cronaca, effettivamente, non aiuta e lo sbattere ad uno spigolo o l’essere maldestra nel potare le rose, assumono i contorni di non mascherabili percosse, l’irruenza con cui giocano taluni piccini, le sevizie di un’insegnante. L’ago della bilancia pende, sempre più, verso il “sospetto” piuttosto che verso una “ponderata cautela”. Si vive male, prendendo le distanze dall’intrecciare relazioni interpersonali che potrebbero rilevarsi “ricche”, calzando un graduale isolamento. La fiducia che, in passato, riponevo nel prossimo, non ho difficoltà ad ammetterlo, si è affievolita, schiacciata da una umanità “imbastardita”, dagli ideali labili e una moralità che il Dio Denaro o un baratto vantaggioso adattano alla situazione. Quel che intralcia si “sopprime”, s’abbandona alla deriva o si “spreme”, finché non avvizzito, riesumandolo solo a piacimento. Rimpiango la mia infanzia, la porta di casa accostata, la spontaneità con cui si domandava – “posso aiutare?”- o si sorrideva davanti a braccia tese!
– Carla –