Scrivere, per alcune persone, è un po’ come mangiare, dormire o respirare, qualcosa di travolgente ed irrimandabile. Basta un pezzetto di carta, una matita o una penna, e la “macchina” s’accende, iniziando ad attraversare vecchi e nuovi panorami. Le parole sembrano conoscere una via misteriosa e scorrevolissima, che parte dal cervello ed arriva alla mano, una corsia preferenziale che, spesso, si percorre ad alta velocità, soprattutto nei momenti di massimo appagamento, o con andatura da pensionato in gita, quando si trasportano emozioni dolorose, difficili da coordinare. Rileggersi, partendo da molto lontano, suscita percezioni discordanti, accostabili all’andare sulle montagne russe, lanciati verso il cielo e, repentinamente, calamitati in basso. Il vento dei ricordi colpisce il viso, scorre tra i capelli e ci abbandona, per ritornare a depositarsi tra le pieghe della memoria. Le sfaccettature di una personalità, che ama giocare a nascondino, emergono prepotentemente e, nell’alternarsi d’umori e periodi, ci si scopre in parte maturi e saggi, indipendentemente dall’età. Il largo viale del mio vissuto, emergere da un prato senza confini che si fonde totalmente con l’orizzonte lontano. Distinguo chiaramente il passato e lo “leggo” con entusiasmo, sorprendendomi per la ragazzina, vestita d’ingenuità, capace di rincorrere il domani, desiderando di acciuffarlo, nonostante il timore dell’ignoto. Sorrido per una saggezza acerba, per quel relazionarsi con una realtà, non sempre zuccherata, senza perdersi d’animo. Avverto tenerezza per la tenacia nel risollevarsi, dopo ogni caduta, per la meticolosità adoperata per sciogliere i nodi che potevano attanagliarle il cuore. Tra sogni e realtà, sorrisi e piccole abrasioni, situazioni di scoraggiamento ed altre di grinta estrema, scompaiono gli abiti adolescenziali e fa capolino una giovane donna, desiderosa d’afferrare il “buono”, d’estirpare le erbacce cresciute lungo il ciglio del cammino. Amicizia, amore, sentimenti ai quali cercare di attribuire valori, che si tentano di fare propri, ad ogni costo, rischiando di scivolare nell’illusione d’averli agguantati. Tra le ombre di una poesia, tra le sfumature di un racconto, tra le righe di un diario ingiallito il viverli, il crederci! Nel giungere al capolinea dei ricordi coccolo un’immutata voglia di colorare pareti bianche, la crescente esigenza di raccontarmi, prestando a personaggi casuali il mio sentire … Sono, ancora, quella di allora, ho camminato tanto, fatto parte di prospettive in antitesi tra loro, riso, pianto, strappato, al tempo ed agli eventi, l’opportunità d’ingabbiarmi l’anima, protetto quel “fuoco” che accende la vita.
Carla