“Il legno marcio non può essere scolpito!”, recita un proverbio cinese e Dio solo sa quanto sia veritiero. Un dato poco consolante, NO? Di positivo c’è che alla fine, dopo essersi pelati le mani e fusi il cervello, nel tentativo di dare grazia a ciò che è informe, giunge il famoso “lampo di genio” ed appare inequivocabile che, per parecchie tristi realtà, si può solo sperare in un miracolo. Da ragazza, conobbi un “legno” per il quale la possibilità di un prodigio era assai remota, in concreto, impossibile! Non ho idea di che fine abbia fatto e, in tutta sincerità, non m’importa … da quel ceppo, che s’atteggiava a materiale di prima qualità, a parer mio, nessuno avrebbe potuto o potrebbe, ammesso sia ancora in circolazione, ricavare niente di grazioso. Cucire toppe colorate sugli strappi, li occulta ma non li cancella, sfinirsi per rendere confortevole il percorso di talune persone, non ottenendo il più piccolo risultato, equivale a tentare di riempire una caraffa senza fondo che mai sarà piena. È pur vero che lo scopo si raggiunge solamente trovando dei punti d’accordo, almeno provandoci, e non certo rincorrendo e agganciandosi con le unghie alla pretesa di viver sentenziando. Piacere a tutti è utopia, dato di fatto che non ho mai perso di vista, nemmeno da bambina, ma è di così vitale importanza? Conta il poter garantire armonia ed equilibrio alla propria coscienza, la certezza d’aver dato il massimo a dispetto delle tante difficoltà. Il legno marcio, trattato da pregiato, ha dato origine a più d’un pezzo d’arredamento, dal gusto soggettivo, apprezzato o disdegnato, voluto fortemente o accantonato, ma chiunque ne possiede uno, se non mente a se stesso, sa che è solo questione di tempo e un nulla lo ridurrà polvere. Un torrente di emozioni e una scorta inesauribile d’affetto da donare, oggi come allora, m’impediscono di gettare petali di me in un secchione!
Carla